Festa a Vico 2011 | “Non vorrei limitare il dibattito” (cit.) alla gastrocrazia

… E siccome non vogliamo farci condizionare dal recente buio in rete causato dai Visitors, nel video, e qui di seguito, trovate il racconto conclusivo della Festa a Vico 2011. Oltre all’occasione di dire la vostra sui criteri di selezione per partecipare alla Festa — “la bravura e l’amicizia nei confronti dello chef Gennaro Esposito” — appena punzecchiati dal critico del Corriere della Sera, Valerio Visintin.

E con l’ultima grande abbuffata, martedì sera si è conclusa la Festa a Vico, edizione 2011. Nel video avete visto alcune immagini e una breve intervista allo chef che per il nono anno l’ha voluta e organizzata, Gennaro Esposito della Torre del Saracino (Vico Equense).

Quest’anno il titolo scelto per la Festa era: 2011- Odissea nello Sfizio. Mai nome fu più azzeccato: 150 cuochi dei migliori ristoranti italiani, dalle trattorie all’alta cucina, hanno preso parte al delirio culinario più famoso dello stivale.

La serata conclusiva, come da tradizione, ha avuto luogo in uno stabilimento della costiera sorrentina, le Axidie, meno suggestivo del Bikini (location scelta per la serata dedicata ai giovani), ma altrettanto ospitale. Questa volta a cucinare erano i “big”, i portatori sani di stelle, molti dei più importanti cucinieri italiani.

C’era Cristina Bowerman (Glass Hostaria, Roma) che riempiva coppe Martini con eccellenti ravioli liquidi al parmigiano 72 mesi, asparagi e burro. Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia) alle prese con il Panino di porchetta con la porchetta già terminato dopo 20 minuti. E Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina intento a decorare i piatti con il fiore di zucca ripieno di ricotta (foto n°1).

E ancora: il gigante buono Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi) ha servito lumache in umido con crema chantilly all’aglio dolce (foto n°2), Pier Giorgio Parini del Povero Diavolo di Torriana ha stupito con il Pomodoro al sugo (foto n°3) e la chef Angela Tinari (Villa Maiella) ha dato lezioni di classe in cucina con la Battuta di agnello croccante al timo su fonduta di pecorino. Eccetera.

Mentre eravamo impegnati a degustare un numero di piatti inestimabile, cresceva la consapevolezza di essere parte di un evento unico, non ho detto perfetto o migliore in assoluto, ma unico.

E’ una questione di democrazia. Grandi chef, giovani chef, giornalisti, blogger e pubblico pagante tutti insieme senza barriere di ruolo o professione. Senza le mura invalicabili di cucine-santuario, senza palchi, microfoni o presentatori. Solo una marea di cuochi dietro a un banchetto largo 40 centimetri pronti a cucinare e servire il loro piatto ad un numero indecente di persone affamate e curiose, agitate come un branco di lupi mannari e con le braccia minacciosamente protese verso la pietanza in stile notte dei morti viventi.

E non erano mica solo i clienti ad essere assetati di assaggi. Da dietro al banchetto ho assistito a uno spaccio di piatti ininterrotto e carbonaro realizzato principalmente dagli aiutanti degli chef che con il passo del giaguaro si sono infilati tra un tavolo e l’altro per scambiare prelibatezze, io assaggio il tuo che poi tu assaggi il mio. Straordinario.

Insomma, chi di voi è stato a Vico ha ricevuto la stessa sensazione, ovvero quella di assistere ad un evento extra-ordinario? E se non ci siete mai stati, trovate che possa essere interessante partecipare a una Festa così strutturata o il format di chef Gennaro Esposito vi lascia completamente indifferenti?

[Crediti | Link: Dissapore, Mangiare a Milano, video e immagini: Lorenza Fumelli]