Hermé, Hévin, Ladurée, cos’avevamo deciso poi sul sesso dei macaron?

Lo so che dei macaron bla bla bla ormai parlano in troppi e uno ad aggregarsi rischia la figura del parvenu, ma un’amica canaglia rientrata dal giro parigino, mi ha allungato quelli di Jean Paul Hévin. Ne avevo infilato una strepitosa serie in passato, per cui non sto a dirvi il turbinio di ricordi. Per dire, il riapparire degli azzimatissimi dolcetti, ha ravvivato l’istante di micronotorietà del post sul sesso sei macaron, indimenticabile contributo alla causa dell’editor Sara Porro (la causa di Pierre Hermé, il pasticcere responsabile del più alto tasso di rosicamento nei suoi colleghi di ogniddove).

Siccome il mio entusiasmo teenager per i macaron è perfettamente sovrapponibile a una persona dalle evidenti incertezze sessuali, rispolvero l’antico post e chiedo d’urgenza: ma secondo voi i macaron sono molto femmina, sono molto maschio, sono molto gay?

PS. Qui accanto vedete Stéphane Beltmont, flirtare con i macaron che prepara per Settembrini Caffè a Roma è caldamente consigliato.

Antefatto. La scorsa settimana sono stata con il mio fidanzato a Parigi, e abbiamo compiuto il pellegrinaggio da Pierre Hermè, uno dei più noti pasticceri di Francia. Nella piccola boutique di Rue Bonaparte i dolciumi sono disposti radi come gioielli preziosi. Eravamo lì per i macaron, l’ultima Internet sensation a far palpitare i cuori dei golosi di tutto il mondo –  i cupcakes sono così anni ’00!. Entriamo, ci mettiamo in coda. Occhieggiamo il prezzo al kg dei macaron: 85 euro.

Sussultiamo.

 

Breve consultazione: quanto peserà ciascun macaron? Siamo d’accordo che l’impasto dei due dischi esterni sia piuttosto leggero, ma non riusciamo a stimare il peso della ganache all’interno. Ci chiediamo se possa essere considerato accettabile chiedere “10 euro di macaron”. Decidiamo che non è accettabile. È il nostro turno, dobbiamo risolverci: compriamo 6 macaron. Usciamo dal negozio con il prezioso saccoccino e assaggiamo i macaron. O meglio, ne assaggiamo uno e poi divoriamo gli altri: il sacchetto è presto vuoto. Ci guardiamo in tralice incolpandoci mutamente a vicenda della fine precoce dei preziosi. Facciamo il giro dell’isolato. Ci fermiamo di nuovo di fronte a Pierre Hermé.

 

Rientriamo, e compriamo 2 macaron per tipo tra i tipi disponibili (eccoli qui, a beneficio della vostra salivazione). Tornati a casa, è il momento della Degustazione.

 

Io: Ecco, ora estraggo i macaron dalla loro confezione e li dispongo dal meno intenso al più intenso, così. Secondo te “Rosa e Petali di rosa” è più o meno intenso di “Mela Cotogna e Rosa”?
Lui
: Non saprei. Sara, tu ti rendi conto che stai rendendo un’esperienza fondamentalmente gioiosa come l’abbuffarsi di biscottini in una cosa a metà tra una procedura ospedaliera e una cerimonia religiosa?
Io
: Smettila, è per la scienza. Secondo me prima “Mela cotogna e Rosa”, d’accordo?
Lui
: …
Io
: Okay, via. “Mela Cotogna e Rosa” è molto buono, delicato, ha una bella texture, le note di mela cotogna sono molto piacevoli, e la rosa non è imperiosa. Tu che dici?
Lui
: Noioso.
Io
: Procediamo con “Rosa e Petali di Rosa”: qui la rosa è davvero intensa sia al naso sia al palato: non sgradevole, ma travolgente. Il colore però è così bello che mi sento Marie Antoinette nel film di Sofia Coppola. Ma ora vorrei sentire il tuo parere.
Lui
: Questo macaron è così da donna che può essere solo mangiato durante lo scrub al viso.
Io
: Il prossimo! “Castagna e Tè Verde Matcha”: qui la ganache è più consistente, piacevolmente granulosa. Questo è un abbinamento fatto in paradiso, è strepitoso!
Lui
: Concordo, è buono
Io
: «Infinitamente Caramello», che nome poetico.
Lui
: Sa di bruciato.
Io
: In effetti sì. Bene: «Cioccolato di pura origine Chuao, cassis e bacche di cassis». Direi che qui ci troviamo di fronte ad un capolavoro: la punta acida del cassis riequilibria la marea del cioccolato. Persistenza impressionante. Che ne dici?
Lui
: Ma cosa sarebbe il cioccolato Chuao?
Io
: (Consultazione Web) Wikipedia dice che Chuao è un piccolo villaggio sulla costa nord del Venezuela, famoso per il suo cacao.
Lui
: Ah.
Io
: Okay, ora: cioccolato al latte, banana, frutto della passione e zenzero candito. Impressioni?
Lui
: Sono sopraffatto dallo zenzero.
Io
: Eccoci a le grand finale: tartufo bianco e pezzetti di nocciola piemontese grigliata. Devo ammettere che, pur nobilitato dall’abbinamento con le nocciole, il potenziale dolciario del tartufo bianco mi sembra fortemente limitato. Tu che dici?
Lui
: Ewwww!

In conclusione: anche se riconosco che la scientificità dell’esperimento è un po’ inficiata dal campione limitato, credo che pochi altri dolci quanto i macaron scavino fossati di genere. Saranno i colori pimpanti, sarà quell’aria fragilina, sarà la fondamentale complessità della preparazione, sarà il fatto che la confezione da 20 viene pomposamente chiamata ”lo scrigno di iniziazione” – ma i macaron sono molto femminili. O meglio, i macaron sono molto gay.

[Crediti | Jean Paul Hévin, Pierre Hermé, Spigoloso, YouTube, Timesonline]