Profumi preferiti: prima mangiamo col naso poi con la bocca

Mettiamo che esiste la cempions lig per le chiuse dei libri. Vince facile Le mille luci di New York, ricordate? “Ti avvicini ai furgoni, e il profumo del pane ti avvolge come una pioggerella leggera. Inali profondamente, ti riempi i polmoni. Ti vengono le lacrime agli occhi, e provi una tale sensazione di tenerezza e pietà che sei costretto ad attaccarti a un lampione”. Oltre a fornire pane caldo di forno all’insonnia del protagonista, Jay McInerney mette in chiaro una cosa: prima mangiamo col naso, poi con la bocca. Certi aromi sono il vero erotismo della questione, tanto potenti da costringerci a inalare prima ancora di mangiare.

Mai capitati nel forno di Roscioli in via dei Chiavari a Roma mentre esce il pane rustico? O da Mulassano, in piazza Castello a Torino, al momento dei croissant? O al bar Mexico di Piazza Dante a Napoli, propaggine diretta della torrefazione “Passalaqua”, per prendere un caffè? Se avete risposto sì a una di queste domande sapete di cosa sto parlando.

E poi i profumi del cibo scaldano l’anima meglio del più consolatorio comfort food.

Come posso scordare:

— la volta che ho caramellato la cipolla (malgradosia un conclamato minus habens culinario),

— le bucce di mandarino sulla stufa a gas: incancellabile deodorante domestico,

— lo tsunami di profumo che invade le stanze quando cuocio la pizza,

— i limoni della tenuta Le Peracciole (ristorante Don Alfonso) contagiati dal profumo del mare di Capri,

— le abrasive esalazioni di una giga-grigliata benché per smaltirla abbia dovuto inaridire la falda acquifera della città,

— il primo, ripugnante, tartufo (ero bambino),

— quell’immensa stesa di basilico nel tavolo di un ristorante a San Fruttuoso,

— e in senso negativo, lo straordinariamente intenso impatto olfattivo con McDonald’s.

Orsù, da bravi fratelli dell’Internez, adesso condividete i vostri profumi preferiti.

[Crediti | Link: Amazon, immagine: Fiera del tartufo di Alba]