Quando il Dolce Forno ci illudeva di essere piccoli pasticcieri

Negli anni '80 spopolò in Italia una versione di forno-giocattolo per aspiranti bambini pasticcieri. Ma la storia è molto più assurda e intricata di quello che sembra

Quando il Dolce Forno ci illudeva di essere piccoli pasticcieri

Me lo ricordo come il protagonista dei giorni di Natale: un aggeggio rosso con una gamba un po’ claudicante se ne stava sul pavimento di casa di mia zia circondato da cugine urlanti. È probabile che non ne avessi mai veramente posseduto uno. Era il Dolce Forno: una macchina tutta plastica rossa, realizzata in buona sostanza in due parti, tra cui un piano di lavoro del tutto teorico dove preparare i dolci e un piccolo forno dallo sportello nero dove cuocerli. Al suo interno, la fiamma riscaldata era costituita da una lampadina a incandescenza.

Una delle scoperte più interessanti della mia età adulta, è stata che il Dolce Forno non era per niente italiano come avevo sempre creduto. Fu distribuito in Italia dalla Harbert s.a.s., una società fondata negli anni ’60 a Milano e resistita fino al 1994, anno della sua acquisizione da parte del Gruppo Giochi Preziosi, altra società italiana specializzata nella distribuzione dei giocattoli.

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Il Dolce Forno fu uno dei prodotti di punta della Harbert, che portava in Italia giochi per bambini realizzati e prodotti da grandi marchi di settore negli Stati Uniti, come la Mego e la Kenner, famosa per aver ottenuto per alcuni anni i diritti per realizzare le action figure della trilogia di Guerre stellari. Proprio a quest’ultima si deve l’invenzione del Dolce Forno, nel nome originale del gioco “Easy Bake-Oven”, in diverse varianti, una di colore rosso o giallo che finì anche sul mercato italiano. Stando a quanto riportato da Wikipedia, l’inventore dell’Easy Bake-Oven fu l’americano Norman Shapiro che fu ispirato dai distributori della metropolitana di New York, che utilizzavano lampadine per il riscaldamento dei pretzel. Sul canale Youtube Lucky Penny Shop dedicato ai giocattoli vintage, c’è un video in cui viene realizzata una piccola torta utilizzando una versione dell’Easy Bake Oven del 1969.

Del Dolce Forno italiano non era indimenticabile solo l’interno ma anche la scatola. Questa riportava il disegno di una bambina intenta a maneggiare il suo Dolce Forno accompagnata dal fumetto “Oggi Cucino io”. Sulla scatola erano presenti rassicuranti indicazioni per i genitori: “facile da usare. Sicurezza attentamente studiata. Funziona con due normali lampadine da 100 W”. Il Dolce Forno arrivava completo dei suoi accessori, la vera chicca dell’intero pacco: nello specifico 3 formine per i dolci, un misurino, un mattarello (tutto in versione mini) e un ricettario. Tra questi aggeggi ricordo chiaramente la piccola teglia in cui “cuocere” la torta infilandola nel van del forno. Non che si potesse fare poi molto con quella lampadina a incandescenza: qualche biscotto, una torta, tutti rigorosamente crudi realizzati con gli ingredienti che si avevano in casa. Nella versione americana furono aggiunti negli anni anche dei mix di impasti per cucinare.

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Per quanto oggi l’immagine di una piccola pasticciera casalinga rigorosamente di sesso femminile potrebbe apparirci spiccatamente maschilista, fa tenerezza pensare che qualche bambina (per esempio io) abbia seriamente pensato di cucinare in quell’aggeggio quando ai piccoli viene precluso di avvicinarsi ai forni per ovvie questioni di sicurezza. La Harbert però non si limitò al Dolce Forno, che fu senza dubbio uno dei suoi prodotti di punta, ma aggiunse anche il “Dolce Pastamatic” che recava sulla scatola una foto con uomini muscolosi e la scritta in blu “la forza di 20 braccia!”. E poi anche il Dolce Bon Bon, Il Dolce Pop Corn, Il Dolce Neve per fare le granite, il Dolce Gelato, il Dolce Cioccolatino o il Dolce Patatina per far finta di friggere. Oggi tutti questi pezzi, tra cui anche il Dolce Forno, si possono trovare e acquistare su Ebay, qualcuno ancora funzionante.

Ma anche alla Kenner toccò la stessa sorte della Harbert milanese. Nel 2000 chiuse i battenti e fu acquistata dalla Hasbro, che è attualmente la terza casa di produzione di giocattoli più grande al mondo. Il marchio “Dolce Forno” negli anni ha subito un numero imprecisato di modifiche, divenendo sempre più funzionale e performante. La genesi delle nuove versioni è stata al centro di dibattito per il fatto che restituiva un’immagine non inclusiva, utilizzando colori e riferimenti solo alle bambine e non ai bambini.

L’episodio più famoso è legato alla petizione lanciata da una ragazza, McKenna Pope, su Change.org. Nel testo della petizione, indirizzata al CEO della Hasbro, la ragazza scriveva: “Il mio fratellino ha sempre amato cucinare. Stare in cucina è la sua attività preferita fuori dalla scuola e desidera avere l’opportunità di cucinare da solo, o almeno con un aiuto limitato. Ci siamo subito resi conto che i ragazzi non sono presenti nelle confezioni o nei materiali promozionali dei forni Easy Bake, il giocattolo che mio fratello ha sempre sognato. E il forno è disponibile in colori specifici per ogni sesso: viola e rosa. Mi sembra che questo mandi un messaggio chiaro: le donne cucinano, gli uomini lavorano”. Era una richiesta esplicita di realizzare il giocattolo anche in modalità gender-neutral.

In quel periodo la petizione ha raggiunto quasi 50.000 firme e la Hasbro ha annunciato nel 2012 l’intenzione di lanciare un forno Easy Bake nero e argento dopo aver incontrato McKenna Pope, che allora doveva avere qualcosa come tredici anni. Come riportato da CNN, in quell’occasione Hasbro ha sottolineato che il design nero e argento è stato sviluppato per 18 mesi e che il forno giocattolo è stato proposto sul mercato in una varietà di colori dal 1963, tra cui verde, giallo, argento, blu e viola. Ma non basta: negli anni Hasbro ha dovuto anche sostituire la fonte di calore della lampadina per questioni burocratiche e fare i conti con versioni richiamate dal mercato, quella del 2006 nello specifico, perché erano stati segnalati numerosi casi di bambini che avevano subito bruciature o tagli a causa delle porte del forno.

In Italia una versione che richiama quella del Dolce Forno della Hasbro è ancora circolante, ma ha acquisito una nuova forma. Rimane il modello del forno e i suoi accessori, persino l’immagine della bambina sulla scatola, ma gli ingredienti non sono più autentici ma sostituiti dal play-doh, un materiale plastico modellabile che può variare nel colore e nella forma fino ad assumere le sembianze di una torta a più piani. Nella stessa categoria sono venduti anche La Caffetteria Super, la Giostra dei Dolcetti e la Magica Pasticceria.

Negli anni il format dei giochi per piccoli cuochi e piccole cuoche è stato sviluppato in varie formule e anche da altri brand. Basti pensare alla piccola cucina di Ikea che ha assorbito anche le funzionalità tipiche del Dolce Forno o ai giocattoli ispirati a Super-Benny, l’alter ego cartoon della food blogger e influencer Benedetta Rossi. Secondo quanto riportato da Mashed, Easy Bake Oven è stato ed è uno dei giocattoli più venduti e redditizi di sempre.