Non immaginate neanche cosa perdete snobbando il tartufo di Pizzo

E' tempo di rivalutare un dolce della tradizione calabrese, il tartufo, ma attenzione, nella versione di Pizzo Calabro, la piccola cittadina dov'è nato. Se n'è accorto anche il New York Times che ne ha ricostruito la storia illustrata

Non immaginate neanche cosa perdete snobbando il tartufo di Pizzo

Se noi italiani consideriamo il tartufo un inflazionato dolce da ristorante pizzeria, per molti stranieri è una scoperta ghiotta e degna di considerazione.

Tanto che Tony Wolf, disegnatore e giornalista del New York Times, ha pensato di proporre una breve storia illustrata del tartufo di Pizzo Calabro, partendo dalle sue presunte origini fino a oggi.

Non molti di noi, infatti, sanno che la nascita del tartufo è collegata a un avvenimento che ricorda quanto avvenuto con la pizza Margherita. O per meglio dire, questa è la versione preferita dal cronista del New York Times.

Pare infatti che nel 1952, un discendente del Re Vittorio Emanuele II si sia recato in visita a Pizzo Calabro in occasione di un matrimonio. Proprio in quel frangente, il pasticciere addetto alla celebrazione, Don Pippo, si accorge dell’assenza di piatti o tazze per servire adeguatamente il dolce.

tartufo di pizzo

Ma Don Pippo non si perde d’animo e inventa su due piedi un dolce composto da crema ricoperta da uno strato di cioccolato all’esterno, di modo che questo funga da contenitore, al posto delle solite coppette.

Così, con molta approssimazione e fantasia, sarebbe nato il tartufo, antico prodotto tradizionale della pasticceria del Vibonese, certamente il gelato più famoso di Calabria (a Pizzo è nel menu di ben 14 gelaterie artigianali, numero uno è la Gelateria Enrico, in via Riviera Prangi 7 deviazione Pizzo) a base di latte, zucchero, uova, nocciola, cacao e aromi naturali; copertura con cacao e zucchero.

Sono diverse e squisite le specialità della pasticceria calabrese come a esempio il torrone gelato, che ha forma cilindrica o a stecca. Gli ingredienti che lo compongono sono cedro, arancia e mandarino canditi, insieme con mandorle e legati da zucchero fondente a vari colori, tutto ricoperto da una glassa di cioccolato. Si tratto di un dolce abbastanza morbido che si taglia a fette.

Tornando al tartufo di Pizzo Calabro, dal lontano 1952 a oggi ha conosciuto una popolarità sempre maggiore, anche per le numerose versioni con cui è stato proposto nell’arco degli anni: al caffè, al limoncello, ricoperto di farina di mandorle oppure di cacao.

tartufo pizzo calabrotartufo pizzo calabro

Questo per quanto riguarda la sostanza, ma la forma? Da dove viene il nome “tartufo”?

No, nessuna parentela con il Tartufo di Molière, il nome probabilmente deriva da una somiglianza estetica con il pregiato e omonimo vegetale, ma una cosa è certa: vera o no la questione della sua nascita, il tartufo rimane una squisitezza tutta calabrese, che però solo all’estero trova la considerazione che gli appartiene di diritto.

[Crediti | Link:  New York Times, immagine di copertina: Scatti di Gusto]