Se credete che il Fisco non contesti al ristorante uno sconto di 1,50 euro vi sbagliate. Ma per una volta perde

Se credete che il Fisco non contesti al ristorante uno sconto di 1,50 euro vi sbagliate. Ma per una volta perde

Con 150 miliardi di euro evasi ogni anno viene da chiedersi quali misteriose ragioni spingano il fisco a tormentare il contribuente –con accanimento particolare se è proprietario di un ristorante– per importi insignificanti. E badate, in questa storia insignificanti vuol dire proprio insignificanti, per la precisione un euro e 50 centesimi.

Protagonista è un ristorante di Milano, multato e addirittura chiuso dal Fisco per tre giorni a causa di una serie di violazioni avvenute tra il 5 e il 17 luglio di due anni fa.

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Il verbale della Guardia di Finanza ha contestato l’emissione di 3 ricevute fiscali da parte del ristorante, che solo in un secondo momento avrebbe praticato uno sconto rispetto al totale della ricevuta.

Spiega Il Sole24Ore:

Complessivamente l’incongruenza ammontava a 1,50 euro e lo spread tra quanto certificato in tre ricevute fiscali e quanto pagato dai clienti risultava dagli incassi registrati tramite il Pos, ossia con transazioni tracciabili attraverso bancomat e carte di credito. In pratica, l’esercizio avrebbe praticato uno sconto di 50 centesimi per ognuna delle tre fatture incriminate“.

La multa che il Fisco ha chiesto di pagare è di 2.064 euro, e il ristoratore, per evitare una controversia lunga e costosa, l’ha pagata. Ma c’e stata come detto una sanzione aggiuntiva, la sospensione dell’attività per tre giorni. Ritenendola immotivata, il proprietario del ristorante milanese si è rivolto ai giudici tributari. Che in primo grado, constatato che la sospensione dell’attività era già avvenuta, hanno stabilito che non era necessario annullare il provvedimento del Fisco.

Nel ricorso però le cose sono andate diversamente. Questa la decisione della Commissione tributaria regionale della Lombardia:

Le tre ricevute indicavano ciascuna un corrispettivo superiore di 50 centesimi a quello incassato con il Pos e quindi non era stata posta in essere alcuna evasione fiscale“.

E pensare che il Fisco avrebbe potuto evitare il protrarsi della controversia verificando le dichiarazioni del ristoratore, il quale sosteneva di non aver arrecato danni all’Erario visto che in seguito aveva pagato le imposte sulle somme riportate nelle ricevuta e non sulla somma incassata, inferiore appena di un euro e cinquanta centesimi.

Storie da conoscere prima di pensare che aprire un ristorante e tenerlo in regola sia una passeggiata di salute. Come quella del calcio balilla disponibile gratuitamente al ristorante Il palco, in provincia di Venezia: multato perché sprovvisto di licenza da gioco (come se il biliardino fosse una slot machine). Oppure la piadineria di Asti, multata perché metteva a disposizione dei clienti clienti l’iPad per leggere il giornale.

[Crediti | Link: Il Sole24Ore]