I 13 cibi più puzzolenti del mondo. Nei computer, per fortuna, non c’è ancora il naso elettronico

I 13 cibi più puzzolenti del mondo. Nei computer, per fortuna, non c’è ancora il naso elettronico

Siamo dei pervertiti. Ci fa difetto la raffinatezza, non sappiamo fare scelte gastronomicamente presentabili. Siamo noi, siamo in tanti, ci nascondiamo per paura che dalla condivisione su Facebook dei nostri gusti alimentari si capisca comunque che stiamo ingerendo fetidi bocconi puzzolenti, e il critico seduto all’altro capo del computer ci disprezzi.

Oppure siamo testosteronici. Abbiamo la passione per il rischio e il battito accellerato, se il piatto non puzza almeno un po’ noi manco ci sediamo.

In qualunque caso le probabilità che anche i lettori più temerari saltino uno o più paragrafi della lista che segue sono molto elevate. Com’era capitato al tempo delle 25 cose più spaventose trovate nel cibo.

Eccoveli dunque, i 13 piatti dall’odore più nauseabondo del mondo.

surstromming, Svezia

1. SURSTRöMMING – SVEZIA

Gli svedesi sono orgogliosi dell’impronunciabile surströmming, che se esistesse un puzzometro, un misuratore di cattivo odore insomma,  vincerebbe in scioltezza il campionato del piatto più puzzolente del mondo, dunque piano con le critiche.

Dovesse capitare, limitatevi a dire che puzza come un pannolino usato lasciato a marcire per mesi sul fondo di un bidone con note taglienti di deiezioni canine. E sì che per arrivare a questo risultato le aringhe del Mar Baltico, ingrediente principale del piatto devono fermentare almeno sei mesi.

Tofu puzzolente, street food

2. CHOU DOUFU – CINA

Rubricabile nella ben poco rassicurante categoria del cibo di strada cinese, che racchiude un numero imprecisato di attentati all’incolumità fisica di noi occidentali, il chou doufu è innocuo tofu, però immerso in una rivoltante salamoia composta da latte fermentato, carne e ortaggi.

Per descriverne l’odore i turisti ricorrono a un’allegoria classica “fogna a cielo aperto”. Non è una scelta casuale ma un modo garbato per dire: non vi venga in mente di prepararlo in casa.

durian

3. DURIAN – SUD EST ASIATICO

Come ogni turista europeo che la sindrome compulsiva da shopping ha mezzo scimunito al mercato ortofrutticolo di Singapore vi siete spinti a comprare persino il durian, un frutto amichevolmente pieno di spine. Se volete evitare una multa non salite sui mezzi del trasporto pubblico, a causa dell’odore nauseabondo è proibito trasportarlo, tanto per dire.

Incredibile ma vero, il durian conta diversi fan che senza farsi sopraffare dall’odore riescono a spinarlo, aprirlo e godere della polpa che si dice deliziosa. 

Century Egg

4. CENTURY EGG – CINA

Al regista horror in cerca d’ispirazione chiediamo di considerare le uova centenarie. Non può passare inosservato quel delizioso colorino verde marcio che le renderà seduta stante il cibo preferito del protagonista.

Una creatura mostruosa in grado di sopportare il violento puzzo d’ammoniaca sprigionato da queste uova d’anatra stagionate tre mesi quindi sepolte sotto terra dentro un crosta di cenere di pino e tè nero che si rapprende con i mesi di riposo.

Fave di Petai

5. PETAI BEEN – MALESIA

Il paragone più garbato è con la puzza del gas-metano. Ma senza petai non si prepara il “Sambal Petai”, una delle pietanze preferite dai malesi, coraggiosi ma comunque consapevoli del difettuccio visto il nickname affibbiato all’amato fagiolo: “puzzone”.

Appendice scientifica: il vostro corpo assorbe e rilancia il profumino caratteristico e pervasivo del petati già mezz’ora dopo averlo mangiato e per almeno due giorni. Specie quando urinate o fate rutti. Se avete un appuntamento non prendetelo in considerazione.

Frutto dei Caraibi a forma di dito

6. STINKING TOE – GIAMAICA

Ribaltiamo la prospettiva. Più questo bizzarro frutto caraibico che ricorda la forma di un grosso alluce sprigiona il suo odore disgustoso, più i giamaicani lo ritengono pronto per essere mangiato.

E’ un energizzante naturale ricco di minerali che deve le sue fortune, malgrado tutto, al ruolo presunto di cibo afrodisiaco.

Vieux-Boulogne

7. VIEUX-BOULOGNE – FRANCIA

Per ben due volte il Vieux-Boulogne, formaggio francese ricavato dal latte bovino e stagionato con lavaggi alla birra per un periodo di nove settimane, ha superato la prova del naso artificiale creato dall’università di Cranfield, in Inghilterra, aggiudicandosi il titolo di formaggio più puzzolente del mondo.

L’odore rivoltante dipenderebbe proprio dalla reazione tra il malto e gli enzimi del latte usato per il Vieux-Bolougne.

natto

8. NATTO – GIAPPONE

Star di tutti i cibi puzzolenti del mondo, la cui popolarità per effetto delle immagini raccapriccianti diffuse dai foodblogger giapponesi, ha valicato i confini nazionali, è senza dubbio il natto.

In Giappone fanno orecchie naso da mercante: nessuno nega che questa sbobba collosa sia un’eccellente fonte di vitamine e minerali, ma per i nostri nasi di europei la puzza di calzini imputriditi resta un ostacolo insuperabile.

Doenjang

9. DOENYANG – COREA

Il turista europeo faticherebbe a capire come la doenyang, un zuppa di soia fermentata dal colore marrone fosforescente simile alla tauco indonesiana, possa essere per i coreani un simbolo di cucina domestica quotidiana da insaporire con riso, carne di maiale, verdure, salsa di peperoncino e pesce fritto.

Il turista europeo percepirebbe soltanto il repellente puzzo di ammoniaca dovuto al processo di fermentazione scappando il più lontano possibile.

iru

10. IRU – NIGERIA

Carruba fermentata che gli Yoruba, un’etnia nigeriana, usano come condimento fresco o secco per stufati e soprattutto zuppe tradizionali vedi la egusi, okro e ogbono.

L’aroma micidiale che solo un naso rotto a ogni tipo di puzza riesce a sopportare, è causato dai tannini che si sviluppano durante la fermentazione.

Formaggio Limburger

11. LIMBURGER – OLANDA

Non per farvi andare di traverso la digestione ma i batteri responsabili della stagionatura del Limburger appartengono al genere Brevibacterium, si nutrono cioè delle cellule morte della pelle, oppure di grasso e sporco che si formano tra le dita dei piedi. E’ così che producono metantiolo, prima causa della puzza di piedi.
E dunque no, se l’olezzo del morbido formaggio olandese vi ricorda dei calzini maleodoranti, non è per una sfortunata coincidenza.

Hongeo

12. HONGEO – COREA

Stomachevole piatto coreano a base di razza, grande pesce tipico dell’oceano indiano, fatto invecchiare per oltre un mese e dentro un frigorifero apposito che rallenta la putrefazione senza evitarla. L’olezzo nauseabondo dipende dalla mancanza di reni e vesciche nelle razze che trasudano gli scarti tramite la pelle sotto forma di acido urico.

Eppure per i mangiatori seriali di hongeo, le bistecche color rosa scuro così tanto profumate, rappresentano una vera delizia.

Kiviak

13. KIVIAK – GROENLANDIA

Tutto quanto avete letto finora scompare al cospetto del kiviak, un tipico piatto natalizio della Groenlandia. I lettori più facilmente impressionabili non vadano oltre. Alla base del piatto c’è la carne di auk (l’uccello marino della foto) messa a frollare, cioè ad ammorbidirsi, all’interno di una foca eviscerata e trattata con prodotti che scongiurano l’infestazione dei vermi, quindi sepolta sotto il ghiaccio per almeno sette mesi.

La carne di auk si decompone assumendo il tipico odore di un formaggio molto stagionato (è la versione ufficiale, in realtà profuma di pozzetto scoperchiato per la prima volta dopo molti anni di eccessi), cosa che non evita al kiviak di essere lautamente consumato dai locali per tutto l’inverno.

[Crediti | link: Dissapore. Immagini: Telegraph]