Scrivi come mangi: con la moka mi faccio un moca

Scrivi come mangi: con la moka mi faccio un moca

Se ogni mattina migliorate il record personale di snooze;  se neanche la brioche del migliore pasticcere della città; se vi piazzate la sveglia sempre più lontano – costringendovi alla posizione eretta anche solo per scongiurare che il condominio, alla prima riunione, vi faccia l’esproprio coatto per rumori molesti da snooze reiterato; se la sindrome del lunedì vi prende già al sabato pomeriggio…

…ebbene, allora sappiate che siamo tutti accomunati da una chiara dipendenza da caffeina, unica arma per farci strappare (piacevolmente) dalle braccia di Morfeo.

E sappiate, anche, che al mattino sarà meglio bersi un moca con la c che un moka con la k, sennò invece di un dolce risveglio vi toccherà, come minimo, una lavanda gastrica.

Le due forme, entrambe corrette, hanno infatti assunto sfumature diverse di significato: moca – con la c e maschile – è sia il caffè proveniente dall’omonima Mokkā  (nello Yemen), sia  la bevanda in senso lato; se invece scriviamo moka con la kappa accordandola al femminile, bene, allora stiamo parlando della macchinetta – fosse Bialetti o imitazione, l’importante è che sia in duralluminio e dalla tipica forma ottagonale. Con buona pace delle cialde modaiole.

graffe napoletane

E cosa accompagnarci a ’sto moca fatto con la moka? Brioscia, graffa, cornetto, croissant, brioche o krapfen?

Se la prima è stata sdoganata sia da  wikipedia che dal Dizionario, la seconda non è un segno ortografico [leggi parentesi] ma l’adattamento fonetico* del crucco krapfen  (i miei cugini napoletani chiamavano graffa la ciambella ricoperta di zucchero che ci pappavamo al pomeriggio, tornando dal mare).

croissant

Sulla diatriba croissant/cornetto c’è già chi ci ha intrattenuto, impennando il proprio colesterolo per tutti noi.

Quale che sia la proporzione tra burro, uova e zucchero, per il comune mortale croissant e cornetto sono praticamente sinonimi, ma chi ne parla al francese – oltre a tirarsela un po’ – ha avuto certamente frequentazioni nordiche: a Milano, se al bar chiedi un cornetto è più facile che ti portino da Amplifon o che pensino tu abbia bisogno di amuleti anti iella…

Granita di limone, brioscia

A scanso di equivoci, noi al Nord tagliamo la testa al toro abbuffandoci di brioche: la graffa è davvero solo una parentesi (e poi, il fritto al mattino, non è più di moda da secoli); la brioscia è quella tonda e lucida con il tuppo da mangiare in Sicilia con la granita o, al massimo, tagliata in due e farcita di stupendo gelato; il cornetto ci viene più facile scriverlo con la Maiuscola sognando il cuore di panna allo stabilimento balneare; e il krapfen ci ricorda troppo che le ciambelle, nella vita, non riescono sempre col buco.

Sì, lo so: il krapfen di buchi non ne ha neanche mezzo, pensa te la iella, forse è davvero il caso che mi procuri un cornetto.

* Se volete dilettarvi con le graffe, cliccate qui; se vi annoiate, potete zompare direttamente in fondo, ultimo capoverso.

[Crediti | Link: Dissapore, Wikipedia, Grandi Dizionari, Tavolartegusto, Accademia della Crusca.   Immagini: Flickr – ^ V, Rossella Neiadin]