Le recensioni dei ristoranti che nessuno ha letto (neanche) questa settimana

Le recensioni dei ristoranti che nessuno ha letto (neanche) questa settimana

Per chi scrive le recensioni dei ristoranti il critico gastronomico della carta stampata? Beati i tempi in cui poteva coltivare la nicchia, ma oggi, con i portafogli che piovono sangue mentre online si trovano –GRATIS– blog attendibilissimi e social network aggiornati, chi è che compra una rivista per leggere recensioni di ristoranti?

Proprio qui interveniamo noi, radunando per i fortunati lettori di Dissapore le grandi firme della carta stampata di questa settimana: paludate, un po’ trombone ma ancora necessarie.

Ristorante Kitchen, milano

KITCHEN

via Neera 40, Milano

Roberta Schira è la scrittrice e critica gastronomica che questa settimana è stata al Kitchen di Massimo Temporiti, chef e patron apprezzato a Milano, per la rubrica A Tavola del Corriere Milano. Un piccolo gioiello “esempio di cucina regionale italiana” con qualche alternanza di stagione.

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Adesso è tempo del “filetto cotto nel fieno di Bormio, e della raclette con la vera fontina dei fiori, Dop”. Ma il “piatto cult” del locale è la chitarra all’uovo con pesto di pistacchio di Bronte e Pachino.

Completano l’offerta il menu per celiaci e una piccola rivendita di prodotti provenienti dagli orti di famiglia, in vasetto. Conto medio 30 €.

Ristorante Dadò, Torino

DADO’

Via S. Antonio da Padova 3, Torino

Doretta Todeschino è una commercialista che s’è messa in testa di aprire un ristorante suo, simile ai bistrot parigini, così ha risistemato una panetteria abbandonata. Ce la presenta sul Venerdì Gianni Mura, giornalista di Repubblica, chiarendo l’arcano dell’insegna: manca perché il locale è nato come circolo culturale.

Ora invece in cucina ci sono lei e il giovane chef Stefano Marchiò, Dadò non ha molto dei bistrot, con il soffitto a volte tutto mattoni a vista e i tavoli ben distanziati. A comporre il menu sono soprattutto gli evergreen della cucina torinese: carne cruda di fassona battuta al coltello, vitello tonnato, cardi croccanti e salsa leggera all’acciuga, ravioli “del pin” con sugo d’arrosto, coniglio grigio di Carmagnola in umido.

Un’altro lo diventerà: tatin di cipolla di Montoro caramellata su fonduta di toma del Maccagno. Ma è il mare a prendersi la parte maggiore del menu con piatti ben fatti e ben presentati dove si evitano per quanto possibile il burro, anche in alcuni dolci. A proposito, si chiude con meringata e crema di cachi, strudel di pere, bonèt, torta di nocciole.

Premuroso e corretto il servizio, prezzi: antipasti 8/15 €, primi 9/13 €, secondi 16/20 €, dolci 6 €.

Ca Vittoria

CA VITTORIA

Via Roma 14, Tigliole d’Asti

Tre generazioni di cuochi si sono passati il testimone dell’ambita stella Michelin, spiega Manuela Croci su Sette, inserto del Corriere della Sera, a iniziare da nonna Gemma nel 1997 che fece la fortuna sua e del locale con un piatto oggi considerato un pezzo di storia del Monferrato: il risotto alla coda di bue. Poi sono arrivati Alessandra con il figlio Massimo Musso, che hanno arricchito il menu di sapori piemontesi rivisti e alleggeriti.

Obbligatorio l’assaggio del guanciale di fassona piemontese, cotto nel Barbera e servito con vellutata di patate ratte, e del coniglio cotto a bassa temperatura accompagnato da erbe aromatiche, fiori e carciofi spinosi di Albenga. Dolce conclusione il sandwich al gianduia e tartufo bianco.

Il conto finale si aggira sui 65 Euro vini inclusi.

Sapori della Persia

SAPORI DELLA PERSIA

Via Gaetana Agnesi 2, Milano

Mai provato un ristorante persiano? Eppure, secondo lo specialista di bestseller culinari Allan Bay che ne scrive su ViviMilano, inserto di metà settimana del Corriere, “la cucina persiana ha la fama di essere la più raffinata del mondo arabo islamico, insieme a quella marocchina”.

Per i curiosi, da 4 mesi ha aperto a Milano il ristorante di un persiano a Milano da 40 anni, Hassan Fard. Pareti grigie, tovaglie pure, ambiente per nulla etnico con 60 coperti, garbato e con musica soft. La cucina è classica, piatti curati e ricchi di guarnizione, ingredienti che sono “al cento per cento quelli della cucina italiana, con riso a grana lunga e zafferano onnipresenti”.

Il menu è organizzato intorno a una trentina di proposte tra gli antipasti, non numerosi, carne alla griglia con riso, una decina di piatti unici come “sabzi polò (pesce persico fritto), gheimé (carne con ceci e patate), e karafs (vitello e verdure) tutti accompagnati dall’onnipresente riso cotto al vapore. Molto consigliato il gelato persiano con crema, panna, acqua di rose, zafferano e pistacchio.

Conto medio: 30 €, bevande escluse.