Tap Milano, recensione: pub di birra artigianale con cucina rivedibile

Recensione di Tap Milano, pub dedicato alla birra artigianale in zona Centro Studi con cucina. Le birre, i prezzi, i piatti provati, le nostre opinioni.

Tap Milano, recensione: pub di birra artigianale con cucina rivedibile

Non vi riveleremo alcunché: Milano è in continuo fermento anche sotto il fronte della birra artigianale. Lì le nuove aperture si susseguono, incessantemente, in più zone della città, in forme diversissime (beer shop, pub con o senza offerta gastronomica, tap room di birrifici..), a fortune alterne. Tra i locali che resistono, 
in zona Centro Studi, non lontano dalla Stazione Centrale, c’è Tap Milano, piccola birreria con cucina aperta un paio d’anni fa, tra i soci fondatori Ivano Falzone, conosciuto nell’ambiente meneghino per essere il deus ex machina della storica Belle Alliance in zona Ticinese.
 Qui la nostra recensione.

Il locale, le birre

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L’ambiente si sviluppa su due livelli; al piano inferiore troviamo il bancone, il frigo di bottiglie, lattine e la maggior parte dei posti a sedere, e su un piccolo soppalco altre sedute, per un totale di circa 35/40 coperti.
Il banco di spillatura a muro ospita 24 spine, sovrastate da due schermi dove vengono elencate tutte le birre in mescita al momento con specifica di stile, gradazione, nazionalità, formato di servizio e prezzo.

La selezione è ben studiata, alcune referenze fisse di stampo tedesco e belga convivono insieme ad interpretazioni di svariati stili di apprezzati produttori italiani e non solo. 
Appena arrivato il mio occhio curioso (e goloso…) viene catturato non da una birra, bensì da un sidro, il sidro Dupont. 
No, non sto parlando della Brasserie Dupont, patrimonio della birra belga mondiale, ma del Domaine Dupont, produttore francese di sidro e calvados che ebbi il modo di conoscere anni fa grazie alla dritta di Luigi Schigi D’Amelio, ora birraio del birrificio Extraomnes.
 Dorato, leggerissima carbonazione, pulito ed elegante nei profumi, leggermente abboccato, l’ideale per un aperitivo di qualità o per una bevuta di “stacco” tra una birra e l’altra.

Dal tempo delle mele al tempo delle belghe, o meglio , alla stagione delle belghe: la saison della Brasserie Dupont, di cui parlavo poc’anzi, iconica produzione del birrificio vallone, trovata in forma Paolo Rossi mondiale ’82 (marchio registrato): profumata, rustica e confortante, un assegno circolare staccato per un viaggio ad occhi aperti nella storia brassicola belga. 
La serata è poi proseguita con diversi assaggi condivisi con un simpatico appassionato al bancone, terminando con una monumentale weizen di Batzen Brau, produttore bolzanino ormai noto a livello nazionale delle sue produzioni.
 Il personale al bancone è piuttosto asciutto negli atteggiamenti, non propriamente prodigo di sorrisi e parole, ma sicuramente sul pezzo quanto a servizio e in un paio di circostanze hanno saputo intercettare il mio gusto e le mie volontà di bevuta. 
Sul lato beverage nulla da obiettare a questo Tap, si beve bene e vario. 
Chi non volesse puntare esclusivamente sulla birra può attingere da una piccola ma notevole selezione di distillati. 
Sul cibo, invece, non ci siamo proprio: vi spiego perché.

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La cucina, il menu, i piatti

La proposta della cucina è la classica da pub: largo a taglieri di salumi e formaggi, alle tapas e ai piccoli stuzzichi, a burger, panini, bagels, piatti unici e dolci.
 Decido di iniziare dalla quiche con salmone affumicato e funghi, giusto per il riscaldamento iniziale; col senno di poi sarebbe stato meglio portarmi una felpa in più da casa.
 Semi-cruda alla base, farcita al minimo con i due ingredienti principe indistinguibili per profumo, gusto e consistenze, non ne ho proprio capito il senso (o lo scopo?) se non quello di mettere un “fermino” (“fare mappazza”? Voi come dite?), per quanto totalmente anonimo.
Va beh, riavvolgo il nastro e riparto.

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Le Patate al forno cacio e pepe arrivano mollicce e unte, servite con la salsa a parte che per consistenza e aspetto visivo ricorda in tutto, fuorchè il colore, la Pozione Polisucco di Harry Potter. 
Pepe non pervenuto, probabilmente nascosto sotto al Mantello dell’Invisibilità.
 Opto quindi per l’ultimo giro di giostra lanciando il cuore oltre l’ostacolo e ordino l’hamburger con zola e bacon.
 Forse mi spiego male io, forse sbaglia il ragazzo al bancone nel registrare l’ordinazione, ma arriva un cheeseburger standard. 
Al primo morso mi è gia’ chiaro che qualcosa non va: la carne è asciutta, insipida e di un colore non proprio confortante.
 Arrivo a fatica all’ultimo boccone aiutandomi nella deglutizione con l’ultimo sorso di birra , dopodiché saluto e mi rimetto sulla via di casa.
Quello che non posso fare a meno di domandarmi mentre mi avvio in Centrale è come un locale che cura cosi’ tanto e bene l’aspetto beverage, si areni cosi’ pesantemente sul food.
Non è la prima volta che mi succede in Italia, specialmente a Milano, e non sara’ l’ultima temo.

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Pezzi

I formati disponibili per le birre sono tre (33 , 40 e 50 cl) e i prezzi variano da 5 a 6 euro a seconda della tipologia.
Stuzzichi e tapas da 5 a 8 euro, taglieri da 13 a 15 euro, bagels farciti 6 euro, burger e panini da 9 a 13 euro , piatti unici da 10 a 13 euro, dolci a 5 euro.

Informazioni

Tap Milano

Indirizzo: Via Enrico Noe’ 4
Numero di telefono : 329 800 6331
Orari: Lun-Gio 17.00 -1.00 , Ven 18.00-2.00 , Sab 12.00-2.00 , Domenica 18.00-1.00
Ambiente: Semplice e informale
Servizio: Attento e preparato sul lato beverage , veloce sul food
Impianto: 24 spine
Cucina: Da pub , decisamente rivedibile

Voto: 2,5 / 5