Don Matteo | Dichiaro ufficialmente aperta la ricerca di un ristorante a Matera e dintorni

Week-end di primavera – strade libere – il sole ci ricorda che, come sanno tutte le persone ragionevoli, a volte sbaglia anche il meteo – albergo da sballo – posti da visitare per la serie unavoltanellavita. Se tanto mi dà tanto stasera si cena in un ristorante tutt’altro che morto, immobile, mummificato, ma scusate, prima di continuare faccio un passo indietro. Negli ultimi giorni, Passion, il famoso film di Mel Gibson, si è appropriato dei palinsesti Tivù tipo invasione degli ultracorpi, ricordandoci che esiste la Basilicata e più precisamente Matera con gli ammalianti “sassi”, set naturale di millemile pellicole e patrimonio dell’umanità dal 1993.

Il mio albergo è obbligatoriamente ricavato da un vecchio convento e le stanze, chevvelodicoafare, interamente scavate nella roccia: qui l’eleganza della natura è una liturgia.

Prima di cena sfoglio qualche guida e interrogo l’iPad, così, per par condicio. Risultato? Poco, pochissimo, l’inarrivabile mangiatoia sembra essere il Don Matteo, in via S. Biagio, 12. Prenoto e vado.

La sala è deserta, ma troppe cene da solo in ristoranti che avrebbero meritato la fila mi consigliano di non interpretare questo segnale come premonitore, è la crisi bellezza. La sceneggiatura convince: mi affido per il vino e opto per il menù degustazione, il problema invece è la semioscurità che rende improba la fatica di fotografare i piatti. Giusto il tempo di pensarlo che il tavolo viene inondato contemporaneamente di Millefoglie di manzo alla don Matteo, Salami e salumi tipici di Lucania, Scamorza tiepida di provincia, un involtino di zucchina e uno di peperone, polpetta al sugo a fette. Ahi!

Archivio frettolosamente presumendo che le temperature, tutte discretamente rigide, siano dovute alla pre-parazione dei poco sfiziosi sfizi, e attendo fiducioso il primo: Ravioli quadri (???) con crema di tartufo nero e sassolini di pancetta — per effetto dei quali, invece, si verifica il fenomeno del “che cavolo è ‘sta banalità, manco negli anni ’80”. Ma non perdo le speranze e insisto, con il secondo non può che andare meglio. Tuttavia quando compare il Vitello brasato al rosmarino con pesto leggero di agrumi in composta inizio a vacillare e mi maledico per aver creduto in una cucina “creativa” che puzza di bruciato lontano un miglio.

La conclusione è ai confini della realtà. Ordinando avevo chiesto di sostituire un dessert previsto in degustazione, ma al momento di servirlo, una gentile signorina (unica presenza in sala) mi spiega che lo chef non accorda variazioni al percorso e dunque non può accontentarmi. Nemmeno la policy dello chef René Redzepi, appena premiato alla World’s 50Best per Noma, il suo ristorante di Copenhagen, sarebbe stata così restrittiva.

Allora mi appello ai gastroturisti del web cui inoltro pieno di speranza il seguente appello: a Matera e provincia, ma mettiamoci pure le zone limitrofe e la regione tutta, mi segnalate qualche indirizzo dove i miei 100 euri (in 2) sarebbero stati spesi meglio?

[Crediti | Link: Hotel in Pietra, Don Matteo, immagini: Giampiero Prozzo]