Identità Golose 2010 | Una guida senza voti

A sinistra Paolo Marchi, a destra lo chef Davide Oldani

Se esiste la reincarnazione vorrei tornare come polpastrello di Paolo Marchi. Era Pamela Anderson, nella battuta originale di Woody Allen, ma questo per il demi-monde gastronomico è il giorno dell’inventore di Identità Golose. Non il congresso di cucina, ma l’edizione 2010 della guida, presentata ieri alla libreria Feltrinelli di Milano, in piazza Piemonte. Per certi versi una guida coraggiosa. Non dà voti come la Michelin [inserite qui la vostra guida di riferimento] non impone classifiche. Si prende perfino la libertà di sconfinare all’estero. Racconti, segnalazioni, menù, somiglia a un piccolo Baedecker gastronomico.

Gli chef Davide Oldani e Massimo Bottura

Ma questa differenza è anche il suo limite. Con i voti le guide si vendono. Con i voti i ristoranti si riempiono riempivano. Con i voti i giornali parlano. Con i voti i gastrofanatici discutono. Senza, è difficile conquistare il centro della scena, si resta laterali, nel migliore dei casi la lettura di una piccola élite.

La guida, la folla

Voti sì, voti no. Le altre volte che abbiamo discusso l’argomento, e sono state millemila, non ho capito bene da che parte stare. Ne riparliamo?

PS. Ieri, Identità golose 2010 ha assegnato anche dei premi. Li condividete?

  • Migliore chef (uomo) | Enrico Crippa del ristorante Piazza Duomo di Alba (CN)
  • Migliore chef (donna) | Iside De Cesare del ristorante La Parolina di Acquapendente (VT)
  • Migliore sous-chef | Fabio Pisani e Alessandro Negrini del ristorante Il luogo di Aimo e Nadia di Milano.
  • Migliore chef-pasticcere | Franco Aliberti del ristorante Franco Aliberti del ristorante Vite di Coriano (RN).
  • Migliore maitre | Benedetta De Prà del ristorante Dolada di Pieve d’Alpago (BL)
  • Migliore sommelier | Daniele Montano del ristorante Il Pagliaccio di Roma.
  • Migliore giornalista | Fede e Tinto di Decanter, Radio2. (Giornalista? Migliore???)
  • Sorpresa dell’anno | Peter Brunel del ristorante Chiesa di Trento.

Tutte le foto sono di Roberto Granatiero.