InviTato speciale a chi? Gioie e dolori di un critico gastronomico

Preso atto di come bisogna scrivere di ristoranti, cosa dire e cosa no, vi ricopio qui, visto che io sul rapporto critici/chef tipo Red e Toby – Nemiciamici nemmeno riesco più ad avere pensieri senzienti, ciò che pensa a riguardo il solito Valerio Visintin, critico, e ormai nostro (sublime) polemista di riferimento. L’occasione è l’inaugurazione del ristorante di uno chef affermato, Ilario Vinciguerra, a Gallarate (VA), cui partecipa l’abituale “compagnia dello scrocco” (© Stefano Caffarri, già editor di Dissapore) degli “invitati speciali” (© Valerio Visintin).

Leggete, pliz:

“Se noi critici gastronomici siamo agli occhi della gente una categoria poco credibile, sulla quale pendono dubbi e insinuazioni, è proprio in conseguenza di questi comportamenti. Sarebbe meglio che i vari “opinion leader” del tovagliuolo si impegnassero a interpretare il mestiere con maggior serietà e con rispetto, anche formale, delle responsabilità che hanno assunto nei confronti dei lettori. Magari rinunciando a qualche etto di mondanità. Magari dicendo “no” all’invito, del tutto legittimo ma sconveniente, di uno chef in cerca di réclame”.

Ecco, capire come devono regolarsi gli “opinion leader del tovagliuolo” quando ricevono l’invito di uno chef, credo sia la cosa che più mi ha fatto rimuginare dall’inizio di questo millennio.

[Crediti | Link: Dissapore, Mangiare a Milano. Immagine: Maurizio Camagna]