La Corte di Milano | E non ci tornerò anche se il parcheggio è facile

Piccolo test psicologico. Dalle parole alle sensazioni, io scrivo alcune parole e voi pensate alle sensazioni (tra parentesi metto le mie, ma non fatevi influenzare ne’!). Ambiente rustico ma allo stesso tempo elegante (= accogliente sicurezza). Tipica cascina dei primi del novecento situata alle porte di Milano (= rusticismo che gia’ incontra il mondo). … continuano con professionalità e costanza nell’impegno di chi svolge l’arte del mangiar bene… (= continuita’ nella qualita’). Fine del test. I corsivi sono tratti dal sito, che ho visitato solo dopo la cena; apprezzabile nella sua semplicità e diritto al punto.

La Corte e’ cementata, io ero abituato a  quelle con i sassolini, gli adesivi di mille e mille guide meritano una targa a lato della porta: eccessivo; il patio esterno e’ troppo levigato per una corte realistica. Pausa. L’ipercriticita’ fuori luogo e’ da viaggio in tangenziale con primo album degli Area a quasi palla. Punto. Dentro c’e’ un vuoto poco caloroso, o un ambiente piuttosto enorme, a scelta. Condotti al tavolo non posso fare a meno di notare un soffitto bassotto, con luci a distesa. Mi piace, e non ne parlerò per tutta la sera perche’ (timido) gli altri non smettono di criticarlo.

Insceno una sfida sotterranea con Fabio, il responsabile di sala, dopo un banale malinteso sul possesso del menù; e’ fatta di sguardi obliqui e parole non dette. Tiene bene, molto bene. Cedo. Servizio attento.

La battuta di fassona piemontese è ottima, ma l’aggiunta del tartufo bianco non gli dà quello sprint che ci vorrebbe, peccato. Correttissima la lista aggiuntiva con i piatti al tartufo e relativo prezzo, a scanso di casini in cassa. Comunque quasi meglio la battuta orfana di tubero, beata da caprino e acciuga.

Mi passa via in babelico silenzio il triplo tonno, su germogli, affumicato, e scottato su fagioli di Spello. Mediocre.

Assaggio qui e li: ravioli del plin, onesti … e risotto zucca, gorgonzola e liquirizia, buono.

Chiudo con crumble di mele, allineato allo stile.

La splendida biondina e la moracciona, senza amico e in tragico ritardo da guasto auto, mettono a durissima prova la voglia dello staff: vengono ricompensate con sacrificio, con una cena che sfama si ma non soddisfa no. Non degna di trascrizione.

Sorpresa finale con il carrello dei “bombi”, neanche fossimo all’oratorio. Bellissima idea, e incetta di marsc-mello.

Conto un po’ sovraesposto, anche se le tartufate ci hanno messo del loro.

E non ci torneremmo, anche se il parcheggio e’ facile.

[Fonte: Ristorante La Corte, immagini: Viaggiatore Gourmet, Ristorante La Corte]