La libertà si paga

La libertà di pagare il conto al ristoranteSarebbe stato più semplice cavarsela con qualcosa tipo: “riceviamo e volentieri pubblichiamo”, ma sto per parlarvi di robe che meritano più di un copiaincolla. Per prima cosa, condivido con voi il testo di una email arrivata ieri alla casella di Dissapore. Ce la manda un ristoratore che preferisce rimanere anonimo. Perché lo faccio? Trovo che sia un contributo importante alla discussione di lunedì scorso sui critici che dopo aver mangiato al ristorante, pretendono di non pagare il conto. Discussione che, così mi sembra, sia stata affrontata da gastrofanatici e ristoratori con un po’ di ipocrisia.

… chiaramente nessun costo è previsto da parte del ristoratore per la realizzazione del servizio fotografico, oltre che per la pubblicazione del reportage/recensione sul sito Altissimo Ceto. Ma in considerazione del fatto che la nostra guida online (completamente gratuita) , non genera proventi/ricavi come avviene per le guide cartacee tradizionali, il nostro progetto di guida indipendente si sostiene ANCHE grazie al contributo e supporto dei ristoratori che in ogni caso ci OSPITANO per il pranzo o la cena destinate a produrre il reportage oggetto di pubblicazione.”

Colui che ha mandato l’email al ristoratore anonimo, mi sembra evidente, è Claudio Sacco del sito Viaggiatore Gourmet. Probabilmente lo stesso del quale si è lamentato il giovane chef Francesco Sposito del ristorante Taverna Estia, proprio lunedì scorso.

Voglio essere chiaro, questa non è una tirata moralista sulle cattive abitudini di Claudio Sacco. Ho idea che siano davvero tanti i critici ufficiali e i foodblogger che si comportano allo stesso modo. Almeno Viaggiatore Gourmet non pretende che tutto gli sia dovuto e guai a chi presenta lo scontrino. Anzi, lui avvisa prima. Vuoi la recensione con tanto di servizio fotografico? Patti chiari però: io non pago. Se ci sono problemi dimmelo subito che manco vengo.

Ecco perché il comportamento di Francesco Sposito della Taverna Estia ci è sembrato un filo ipocrita. Probabilmente l’email di Viaggiatore Gourmet l’ha ricevuta pure lui e ha accettato il patto. Ma in assenza della sospirata recensione se l’è presa, guardandosi bene dal fare nomi e cognomi.

In fondo a questo post difficile, mi rendo conto che il momento di rivolgervi la domanda fatale è arrivato. Ammesso e non concesso che l’etica 2.0 permetta di accettare il metodo Viaggiatore Gourmet, che fine fa la libertà di critica in un contesto del genere? E se in un ristorante ti trovi male basta semplicemente non parlarne?

Immagine: Simon Food Favourites