La mia prima volta all’Enoteca Pinchiorri

“Vede come siamo ridotti noi qui? E poi dicono che voglion’ l’elettrico”, fa il tassista agitandosi sul sedile e bestemmiando contro il piccolo autobus davanti a noi. Ci muoviamo a passo d’uomo tra le minuscole vie del centro storico di Firenze a pochi centimetri dal piatto sedere della vettura pubblica, senza possibilità di svicolare. “E’ ecologista lei?”, chiede guardandomi severo dallo specchietto. “Mh sì”, rispondo e penso: si può dire: NO, ad una domanda così? “Lo immaginavo – dice lui  e aggiunge – ‘un ci si muove più pe’l centro di FFirenze da quando han voluto l’elettrico” “Capisco”, mugugno. Un istante dopo, qualcuno apre lo sportello del taxi e mi tende la mano salvandomi. Sono arrivata.

Scendo dalla macchina e seguo un signore vestito con frac e cappello a cilindro oltre gli scalini d’ingresso della Pinchiorri. Un giovane elegantissimo in giacca nera si avvicina, mi chiede il cappotto, io mi ci stringo dentro facendo cenno di no: “Ho ancora un po’ freddo”, spiego. Ci riproverà ad intervalli regolari di circa cinque minuti per tutta la successiva mezz’ora, alla fine avrà la meglio.

Nel salone adiacente al chiostro ci sono diversi uomini e donne, poche donne a dire il vero e non riconosco nessun volto. Un lieve senso di imbarazzo mi attraversa il corpo, per contrastarlo afferro al volo un bicchiere di Thienot 1996 che volteggia su un vassoio. Finalmente un sommelier conosciuto in rete mi viene incontro sorridendo, è Andrea Gori, editor di Intravino.

Munito della sua macchinetta fotografica rosa con piccolo cavalletto incorporato, mi trascina da una parte all’altra della sala adiacente al chiostro e mi presenta un numero imprecisato di persone alla velocità della luce. Lo fa con stile: prima il nome e cognome, poi il ruolo professionale e, in fine, eventuali meriti o aneddoti di rilievo. Io segno a mente per quanto possibile e mi esibisco in timide frasi del tipo: “che posto meraviglioso, eh?”

Osservo l’umanità riunita oggi alla famosa Enoteca fiorentina per la presentazione del rosso toscano Coevo 2007: c’è un noto chef che risponde allegro a tutti quelli che lo avvicinano, ha gli occhi chiarissimi e lo sguardo profondo, se non lo conoscessi potrei pensare ad un pittore o un musicista jazz, è Moreno Cedroni. Accanto a lui il nostro ospite, Andrea Cecchi, intrattiene e accoglie. In sala riconosco Giorgio Pinchiorri, sta coordinando i ragazzi per la sistemazione dei tavoli. Poi i miei colleghi invitati: giornalisti, comunicatori, ristoratori, intenditori, valutatori, mangiatori e amatori.

Dopo l’aperitivo al cabaret (mozzarelle in pastella, tartine di foie gras e fritti vari) ci accomodiamo nelle diverse sale per il pranzo, sono al tavolo con il Produttore e alcuni tra chef, ristoratori e giornalisti. Dopo il primo bicchiere di Vermentino, l’atmosfera si scioglie: ci presentiamo a giro (tipo terapia di gruppo, per intenderci), scambiamo dettagli sulle rispettive professioni, mangiamo parlando di cibo e beviamo parlando di vino, come spesso succede in queste occasioni. Le portate sono sei, nessuno dei commensali ha voglia di dar voti o di lanciarsi in spericolate critiche gastronomiche, tutto quello che arriva va benissimo ed è perfettamente coerente con l’evento che prosegue al galoppo tra scambi di biglietti da visita, scatti fotografici e riprese video. Al di là delle due distinte fazioni (Coevo 2006 meglio del Coevo 2007 o viceversa), si è tutti parte di un pomeriggio delicato e conviviale.

Verso le 15.30 la sala si mobilita, il pranzo è terminato e cominciano i saluti. Lancio un ultimo sguardo al palazzo e chiedo un taxi per tornare in stazione. Appena metto piede fuori, la realtà un po’ sporca e frenetica di tutti i giorni mi piomba addosso impietosa, è il prezzo da pagare ogni volta che si mette il naso in paradiso, è la tassa Cenerentola, avete presente?

Arrivata a casa tiro fuori dalla busta regalo il bel libretto quadrato sul Coevo e il menù del pranzo. Lo rileggo prima di archiviare la giornata tra i ricordi:

  • Ricciola con purè di avocado, composta di pomodoro, insalata crescione.
  • Astice gratinato ai pistacchi con cecina e yogurt (Litorale, Vermentino Maremma Tocana igt)
  • Ravioli di coniglio con Burrata e olive taggiasche (Villa Cerna, Chianti Classico riserva 2007 docg)
  • Tagliatelle farcite di patate con stracotto d’anatra (Coevo, Rosso Toscana 2006 igt)
  • Quaglia ai funghi porcini con lenticchie e pancetta (Coevo, Rosso Toscana 2007 igt)
  • Theobroma: golosamente al cioccolato fondente (Porto vintage 1997 Fonseca)

(Intravino, Casa Vinicola Cecchi)