Trattoria Bruxaboschi: i bauscia andavano a Genova per un caffè

Domenica di sole, colazione. Macchina. Statale … tangenziale … autostrada … Genova. Quando le entri dentro diritto Genova è la classica bellona che ti respinge. La sopraelevata (adesso c’è anche il tutor funzionante), le navi che ti entrano nel finestrino, i container sullo sfondo e il mare che è lì ma che sembra irraggiungibile. Faticosa. Se invece le giri intorno prendendola da dietro un po’ ti sorride e scendendo da Nervi sembra anche più bella.

Ti illude fino a quando sali con poca fatica fino a San Desiderio, vedi una fermata degli autobus dipinta in monocolore Sampdoria, ti infili in un tunnel di case e stradine sempre più piccole fino alla chiesa di non so quale santa. E parcheggi in mezzo metro quadrato. Tutto bello per carità, ma le macchine si appendono ai muri.

Un tempo la spermatica bausciaggine di certi milanesi voleva Genova come destinazione per un caffè, solo a dimostrare potenza e velocità della fuoriserie. Oggi la stessa bausciaggine con aggravante provincialista vale almeno un pranzo alla Trattoria Bruxaboschi, sito web allineato al target.

Peccato sia il mese del cioccolato al latte (notoriamente un “alimento” inutile) e il dessert ne soffra un po’, e peccato anche che lo chef abbia azzardato uno “Cercle des Chefs di Valrhona” sulla carta … sfidato impunemente non posso non reagire. “Non vorrei davvero sembrare invadente e bauscia ma visto che il cioccolato al latte è piuttosto inutile posso chiederle una nota di salato sul dessert, quello che le pare”; arriva con qualche polentina croccante e non è male. Più sale e meno latte e potrei addirittura essere molto soddisfatto del “Namelaka di cioccolato al latte Orizaba e nocciole con streuzel e salsa al caffè”.

Invece mi stupefà il primo piatto dall’interessante nome di “Lattughe ripiene” in cui un paio di lattughe avvolgono un ripieno di carne e altro che per una volta non violenta quel che lo circonda, si siede e aspetta il suo turno, così si gustano brodino e verdura come uno si aspetta da un pacifico pranzo domenicale.

Meno timido, anzi irruento proprio, lo “Stoke accomodato” che, per quanto poco spesso abbia mangiato a Genova, soffre di quell’eccesso un po’ tipico della zona per i piatti di tradizione povera (eccheppalle) … piatti che una forchettata sono proprio buoni, due meno e tre li lasceresti lì. Poi son gusti ne’.

150 anni l’età del posto. Va bene così, con qualche punta in carta che avrei volentieri assaggiato.

Al calice di Primaterra Harmoge non ho dato l’attenzione meritata, alcool e sole mal si adattano ai miei bioritmi.

Macchina. Stradine … autostrada … tangenziale … casa.

[Crediti | Immagini: la_Roza]