Una exit strategy dallo stecchino

Terrazza vista vigneti. Cena d’estate. Nelle metropoli italiane la Protezione civile ha diramato l’allarme per l’ondata di caldo. E invece a Monterotondo, frazione di Gavi, c’hai da appoggiarti un maglioncino sulle spalle perché ti vien  la pelle d’oca. Non ci saranno più di 20 gradi. Ti sei gustata la tua battuta di Fassona, poi uno spaghetto di Gragnano con calameretti liguri, delle pesche di Volpedo. Fumi perché è permesso in terrazza, chiacchieri, finisci il vino nel bicchiere e… come un graffio improvviso del giradischi su uno dei tuoi 33 giri preferiti senti: “Che me lo porta uno stuzzicadenti?”. In un nanosecondo sparisce la cartolina e ti ritrovi negli anni ’80, in pizzeria, in trattoria, nelle mega sale da pranzo per cerimonie dove il portastuzzicadenti non mancava mai accanto alla saliera. Catapultata a uno sportello della Posta dove c’era sempre un uomo con lo stecchino in bocca che faceva la fila. Sparito, desaparecidos dalle tavole da anni. Il galateo lo vieta, però la carne di selvaggina, l’ananas, lo spinacio continuano a rimanerti tra i denti. Penso alle strategia di uscita che non ottemperino il bastoncino di legno a tavola:

1) portarseli da casa e andare alla toilette
2) ordinare un martini al bar e sfilare lo stecchino dall’oliva
3) tirar via un filo – se di rafia è meglio – dalla tovaglia e usarlo come filo interdentale
4) usare una lisca di pesce
5) mangiare una braciola e conservare lo stecchino
6) travestirsi da Lapo Elkann e rendere lo stecchino trendy
7) farsi perdonare per l’uso a tavola dell’infido strumento con un trucco da prestigiatore

La lista è un work in progress. Si attendono contributi