Le 19 città dove si mangia meglio al mondo nel 2020, secondo Eater

Le 19 città dove si mangia meglio al mondo nel 2020 secondo Eater. L'Italia non c'è, ci consoliamo scorrendo le altre mete gastronomiche (e capendo perché lo sono).

Le 19 città dove si mangia meglio al mondo nel 2020, secondo Eater

Vogliamo sperare che la rivista americana Eater, quando ha compilato la lista delle città dove si mangia meglio al mondo nel 2020, abbia voluto farlo con un pizzico di originalità. Più che altro perché, in questo elenco di posti super cool dove ci porterà quest’anno la voglia di assaggiare le nuove tendenze culinarie, dell’Italia – ahinoi – non c’è traccia. E dunque speriamo in uno sbaglio, che è sempre meglio che pensare che il mondo gastronomico si stia dimenticando di noi.

C’è da dire che nella lista di Eater, in realtà, è tutta l’Europa a non passarsela granché, con appena cinque località segnalate su 19 (neanche il gusto di regalarci un’ultima posizione, giusto per fare cifra tonda). Il che ci pone quantomeno il dubbio di essere talvolta un tantino eurocentrici, quando si parla di rivoluzioni gastronomiche e compagnia bella. In ogni caso, senza troppo piangerci addosso (anche perché questa raccolta di luoghi gastronomici ci sembra sensata e ben fatta), ecco quali sono secondo Eater le diciannove città nel mondo dove dovreste (e vorrete) mangiare in questo 2020 appena iniziato.

George Town (Malesia)

Eater la definisce addirittura “il posto migliore dove mangiare in tutto il Sud Est Asiatico”, grazie alle sue molteplici influenze che ne fanno un “focolaio di diversità culinaria”. La giornata tipo suggerita da Eater? Colazione con nasi lemak, riso cotto nel latte di cocco; pranzo con un thali su foglia di banana; cena con un piatto di noodles fritti in stile cinese.

Marrakech (Marocco)

Una città vivace, magnifica dal punto di vista architettonico, che cambia rapidamente per stare al passo con la vita moderna preservando i modi antichi, tra cui la tipica cucina speziata del paese. Il tutto, ha attirato un turismo culinario che ha portato – secondo Eater – alla nascita di “nuovi ristoranti veramente eccellenti”.

Malmö (Svezia)

Eccola, la prima destinazione culinaria europea secondo la classifica di Eater. Una città industriale svedese a meno di un’ora da Copenaghen, “molto più funky ed eccentrica” rispetto alla capitale. Qui si viene, spiega Eater, per assaggiare eccellenti materie prime, cresciute grazie al clima mite e al diffondersi di numerose fattorie biologiche nella regione di Skåne.

Richmond (Canada)

Questa città nella Columbia britannica ospità la più grande comunità dell’Asia Orientale di tutto il Nord America, nonché quello che è considerato il più grande mercato notturno asiatico del continente. Il che, chiaramente, ne fa un posto eccellente dove assaggiare il cibo cinese.

Gyeongju (Corea del Sud)

Un paradiso architettonico, chiamato “il museo senza mura” per le sue bellissime strutture storiche, ha mantenuto una cucina tradizionale, al punto che – spiega Eater – cenare qui è come fare un viaggio nel tempo, con ricette tramandate nel corso dei secoli.

Milwaukee (Wisconsin)

Il motore 2020 che spingerà Milwaukee a migliorarsi turisticamente, prolungando perfino l’apertura dei suoi bar? La Convention Nazionale Democratica, secondo Eater.

Akko (Israele)

Un’antica città portuale israeliana, con una maestosa città vecchia che nel 2001 ha conquistato lo status di patrimonio mondiale dell’UNESCO in cui il cibo “esplode in ogni angolo”. Caffè arricchito con cardamomo e “infinite variazioni internazionali di hummus e frutti di mare lasciati cadere nel tuo piatto direttamente dai mari circostanti”.

Marsiglia (Francia)

Ed ecco la nostra eterna rivale culinaria, la Francia, riuscire a conquistarsi un posticino in questa classifica che ci snobba. La “reputazione gastronomica” di Marsiglia – dicono da Eater – “è stata a lungo riassunta con la boullabaisse”, ma ora sta cambiando rapidamente, con un’evoluzione straordinariamente cosmopolita che riflette il mix di culture della città.

Lagos (Nigeria)

“Un’energia creativa sconfinata” è racchiusa in questa città secondo Eater, che consiglia di visitarla per il suo cibo di strada e per i suoi ristoranti che rappresentano i cibi delle popolazioni immigrate provenienti da tutta l’Africa occidentale.

Nagoya (Giappone)

Mentre i turisti invaderanno il Giappone per le Olimpiadi di Tokyo del 2020, quelli alla ricerca di buon cibo dovrebbero – stando a quel che sostiene Eater – dirigersi invece verso Nagoya, a un paio d’ore dalla capitale, “un luogo dove il cibo è generoso e allegro come i suoi abitanti”. Qui troverete il Nagoya-meshi, il termine giapponese usato per descrivere la cucina della regione, che comprende moltissimi piatti tradizionali.

Monterrey (Messico)

Carne, carne e ancora carne. Non a caso è qui che si svolge la più grande competizione di barbecue dell’America Latina. Se amate la carne alla griglia, spiega Eater, dovreste subito prenotare un biglietto per il Messico.

East Village (New York City)

Facile inserire New York tra i luoghi dove mangiare (anche) nel 2020. Questo quartiere in particolare viene suggerito da Eater per i prezzi più accessibili e la più ampia varietà di cucine e ristoranti innovativi rispetto a qualsiasi altro quartiere della città.

Pristina (Kosovo)

La vivace capitale del Kosovo sta sperimentando quella che, secondo Eater, è una “cultura alimentare di recente indipendenza”, che rispetta il carattere di quella che è la nazione più giovane d’Europa. Una cucina influenzata dai sapori dell’Impero ottomano, dell’ex Jugoslavia e dei suoi vicini mediterranei.

Porto (Portogallo)

Secondo Eater, “l Portogallo non ha mai ricevuto così tanti viaggiatori (soprattutto americani) disposti a divorare tutto ciò che questo piccolo paese ha da offrire”. Eppure, la maggior parte di loro si ferma a Lisbona, snobbando invece Porto, dove “gli chef locali stanno cucinando cibi tradizionali con una nuova raffinatezza”.

Cartagena (Colombia)

La gemma della costa caraibica della Colombia ha una fusione di culture indigene con le influenze gastronomiche delle popolazioni africane, arabe e spagnole che qui hanno lasciato un segno.

Hobart (Australia)

La capitale della Tasmania è nota soprattutto per la sua aspra natura selvaggia, ma sta vivendo di una vita frizzante fatta di nuovi ristoranti e ispirazioni culinarie soprattuto di mare.

Oakland (California)

Definita da Eater “una delle città gastronomicamente più dinamiche d’America”, Oakland è una città fatta di “cuochi storie complicate attraverso il cibo”.

Cork (Irlanda)

Tradizione, formaggi fatti come un tempo e un panorama gastronomico che ha portato, negli ultimi 18 mesi, a tre nuove stelle Michelin lungo questa spettacolare costa: Cork è definita da Eater “la città gastronomica più eccitante dell’isola”.

Santiago (Cile)

Gli chef di Santiago, spiega Eater, ispirati dalle simultanee rivoluzioni culinarie che si verificano in tutto il Sud America, stanno lavorando sulla tradizione gastronomica cilena creando una nuova cucina raffinata, fatta di materie prime indigene e tecniche moderne.