Body shaming: Maggie De Block diventa il “ministro da 140 kg” per una testata italiana

Un titolo di certo non edificante nei confronti di un'autorità di un Paese straniero, giudicata non per le sue decisioni ma per il suo peso.

Body shaming: Maggie De Block diventa il “ministro da 140 kg” per una testata italiana

Il body shaming – purtroppo – non si ferma neanche di fronte all’autorevolezza: puoi avere un curriculum di tutto rispetto, essere ministro di uno Stato importante come il Belgio, ma se sei donna e sovrappeso ogni tua dichiarazione o decisione si fermerà al tuo aspetto fisico. È quanto dimostrato dai media italiani – parafrasando il premier Giuseppe Conte, ci tocca fare nomi e cognomi: trattasi del sito Affari Italiani – nei confronti del ministro belga Maggie Celine Louise De Block.

“Maggie”, per gli amici, categoria di cui i colleghi del sito di notizie evidentemente si sentono di far parte, se si attribuiscono il diritto di titolare, nei confronti della politica belga: “Coronavirus, Belgio cambia conteggio dei morti, decide Maggie, ministro da 140 kg”. Più volte ministro della salute, la politica popolarissima è medico e ha alle spalle una carriera importante. Eppure, per qualcuno, è semplicemente una politica obesa. Ci tornano alla mente i commenti inopportuni fatti nei confronti dell’allora neo ministro dell’Agricoltura italiana Teresa Bellanova, criticata per la mise scelta per le foto istituzionali. Lei rispose per le rime, ma proprio non si capiva perché l’argomentazione nei suoi confronti dovesse avere un contenuto così povero come le scelte in fatto di abbigliamento. O, andando ancora più indietro, potremmo ricordare le battute sull’allora ministro della salute Rosy Bindi. Possibile che, quando al potere c’è una donna, non si trovi nulla di più edificante che fermarsi all’aspetto fisico?

Insomma, le decisioni del ministro belga “Maggie”, supponiamo, avranno – nel bene e nel male – una sostanza ben più importante della sua statura fisica. Eppure, ancora non siamo in grado di andare oltre. Nel frattempo il sito, criticato da più parti, ha rimosso il contenuto, che non è più disponibile online. Ma il web, si sa, come certi titolisti, non perdona.