Quest’estate qualcuno ci ha provato ad innescare la polemica sugli scontrini, con uno spaghetto che aveva staccato un conto da quasi 1000 euro (per quattro persone, beninteso) o per i dieci centesimi pretesi per tagliare a metà un cornetto in un bar, ma evidentemente la misura è colma, e dopo una breve indignazione di rappresentanza, le discussioni si sono rapidamente esaurite.
Per quest’anno si è cambiato, e a prendersi tutta la scena delle controversie estive sono stati i balneari, le cui immagini mentre indicano lettini e ombrelloni vuoti dichiarando lo stato di crisi sono state il vero tormentone dell’estate 2025: a ridosso di ferragosto entra in scena Marco Rizzo, che non ci sta.
Secondo lui c’è evidentemente un accanimento ingiustificato verso la categoria, e i problemi verso cui gli italiani dovrebbero indirizzare la propria indignazione sono altri, nello specifico i rincari negli Autogrill.
Con chi dobbiamo prendercela? Balneari o Autogrill?
Va detto che le polemiche sui balneari hanno trovato terreno fertile in un’estate in cui i numeri parlano di italiani che tirano la cinghia, sacrificando la villeggiatura per rapidi weekend mordi e fuggi, mettendo gli stabilimenti in una condizione di crisi che ha evidenziato le fragilità di un modello basato più sul feudalesimo che sulla concorrenza e le strategie di marketing.
Esacerbando il tutto con scene di tornelli che impediscono l’accesso (sacrosanto e garantito, in teoria, dalla legge) al mare a chi non è ospite dei lidi e vere e proprie perquisizioni e sequestri a caccia di panini, parmigiane di melanzane o qualsiasi cibo portato da casa -sia mai che non consumino al bar o ristorante della struttura- ecco che i balneari ritratti come un’odiosa casta in stile tassisti, più preoccupata a difendere i loro privilegi osteggiando qualsiasi riforma che a offrire un servizio al consumatore.
Marco Rizzo, Coordinatore di Democrazia Sovrana Popolare, ritiene però che tutto questo sia fumo negli occhi da parte della propaganda dell’establishment, per distrarre il popolo da questioni ben più pressanti: i prezzi dei panini nelle stazioni di servizio autostradali.
“Questa opinione “pubblica”, imboccata dal mainstream, parla tanto di spiagge e tace su altri business ben più corposi. Fermatevi in uno qualunque degli autogrill della rete autostradale e mangerete ovunque un panino a quasi 8€ (quando vale meno di 1€ di materia prima). Tra Benetton, Briatore e un padre di famiglia che gestisce un lembo di sabbia c’è differenza”.
Così scrive su Facebook, accompagnando il tutto da un’inequivocabile immagine di panini a base di ingredienti rigorosamente surgelati tutti alla modica cifra di 7,95€.
Una questione che abbiamo affrontato, riportando i dati di un’indagine che Altroconsumo ha effettuato poco più di un mese fa nelle stazioni dei sei principali operatori, Autogrill, Chef Express, My Chef, Hermes, Sarni e Ristop, da Milano a Napoli, e i numeri erano indiscutibili: una media del +50% su panini e cornetti rispetto alla città, acqua e bevande con una differenza che sfiorava il +500% rispetto ai supermercati.
Ora, quale sia l’obiettivo del “mainstream” e perché chi muove i fili della propaganda ce l’abbia così tanto coi balneari Rizzo non lo spiega, forse è una strategia per mantenere i privilegi dei “poteri forti” identificati in personaggi non famosi per la loro simpatia come i Benetton e Briatore (quest’ultimo poi non c’entra più nulla con gli stabilimenti balneari dopo che ha venduti i suoi a Leonardo Maria Del Vecchio), ma finora nessuno ha impedito l’accesso alle toilette degli Autogrill a chi non consumava né ha sequestrato panini portati da casa a chi non ordinava un Camogli.
Al momento le polemiche verso i titolari delle concessioni balneari non sembrano placarsi, con buona pace di Rizzo.