Agricoltura, Coldiretti: ”nei campi possono lavorare 200 mila italiani”

Sono 200 mila i posti di lavoro che l'agricoltura italiana può dare agli italiani ai tempi del coronavirus, fino a prima dell'emergenza sanitaria affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali che, terminata la stagione, tornano nel propri Paese.

Agricoltura, Coldiretti: ”nei campi possono lavorare 200 mila italiani”

Sono 200 mila i posti di lavoro che l’agricoltura italiana può dare agli italiani ai tempi del coronavirus, fino a prima dell’emergenza sanitaria affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali che, terminata la stagione, tornano nel proprio Paese. Ma ora sembra che anche gli italiani guardino con interesse la possibilità di lavorare nei campi.

È quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione della convocazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per gli Stati Generali.

“Dopo essere stato snobbato per decenni si registra infatti – sottolinea Coldiretti – un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Un segnale positivo importante per il comparto che tuttavia – precisa la Coldiretti – si scontra con la mancanza di formazione e professionalità che è necessaria anche per le attività agricole soprattutto per chi viene da esperienze completamente diverse”.

Ma non si può portare chi non ha alcuna esperienza su un campo, e sperare che faccia lo stesso lavoro di lavoratori formati negli anni, come spiega Prandini: “Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro. […] Serve anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” – ha aggiunto Prandini – che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce piu’ deboli della popolazione sono in difficoltà”.