Agricoltura, indagate tre ditte in Toscana per caporalato

Un'indagine della Guardia di Finanza e dei sindacalisti ha mostrato che il caporalato in agricoltura si è diffuso anche in Toscana.

Agricoltura, indagate tre ditte in Toscana per caporalato

Turni di lavoro con una media di 16 ore al giorno a 2,50 euro l’ora, condite da incessanti minacce di licenziamento e aggressioni verbali. Le ferie? Non scherziamo nemmeno. Questa la realtà di centinaia di braccianti agricoli assunti in modo irregolare in Toscana, scovati in seguito a un’inchiesta della Guardia di Finanza di Piombino che ha indagato il caporalato in agricoltura sul territorio regionale.

agricoltura piante

Un fenomeno che, nella fattispecie, è andato a insediarsi in ben ventisette comuni distribuiti nelle province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Siena e anche Perugia; ma che è attivo anche in altre zone d’Italia (e a sto punto viene da chiedersi se ci sono zone ancora non coinvolte): nello specifico, i titolari di ditte toscane di frutta e verdura operanti in Val di Cornia, tra il comune di Livorno e l’Alta Maremma, sono stati denunciati per “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”; mentre molte altre zone della profonda Maremma – che comprendono sia le produzioni di frutta e ortaggi che gli impianti vitivinicoli – sono tuttora nel mirino delle Fiamme Gialle. Utile, in questo senso, segnalare anche quanto emerso dal V Rapporto agromafie e caporalato, a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil: la rilevazione è il risultato di un’indagine condotta dai sindacalisti che hanno incrociato le operazioni delle forze dell’ordine con le denunce dei lavoratori, e che mostrano una diffusione capillare anche nelle aree in cui trovano casa produzioni d’eccellenza.

“Episodi come quello della costa etrusca evidenziano l’estensione del fenomeno dello sfruttamento e caporalato, da Nord a Sud, passando per regioni simbolo dell’eccellenza agroalimentare e dove l’agricoltura non è certo una ‘agricoltura povera’” hanno commentato a tal proposito Giovanni Mininni, segretario Flai Cgil nazionale e Michele Rossi, segretario generale Flai Cgil Livorno. “C’è molto da fare, ma vogliamo cogliere segnali positivi grazie alle leggi, al lavoro delle forze dell’ordine, al presidio del sindacato e al coraggio dei lavoratori che trovano la forza di denunciare”.