Agricoltura: oltre 7 mila imprese in meno nel primo trimestre

Fra le 30 mila aziende italiane che hanno chiuso in questi primi tre mesi del 2020, 1 su 4 viene è in agricoltura, con il saldo negativo per il settore di 7.259.

Agricoltura: oltre 7 mila imprese in meno nel primo trimestre

Oltre 30 mila imprese hanno chiuso i battenti in questi primi tre mesi del 2020, una vera e propria ecatombe economica già in atto e aggravata sicuramente dal coronavirus. Fra le 30 mila aziende italiane che staccano la spina, 1 su 4 (24%) è in agricoltura, con il saldo negativo per il settore di 7.259.

Ad annunciarlo Coldiretti in riferimento alla dichiarazione dei Ministri dell’Agricoltura Ue dei 27 Stati membri che hanno sottoscritto una dichiarazione per chiedere alla Commissione di agire urgentemente per contrastare la crisi Covid-19, sulla base dei dati Unioncamere relativi alla mortalità delle imprese fra gennaio e marzo 2020.

“L’Unione Europea – sottolinea la Coldiretti – rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore si 151,2 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 31,9 miliardi. Un sistema che – continua la Coldiretti – poggia anche sui primati dell’agricoltura Made in Italy che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino alla gran parte dei prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi”.

Da quando è cominciata la pandemia, in Italia il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – con un impatto che varia da settore a settore con picchi anche del 100% come per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 23mila strutture italiane. Il 70% delle aziende agricole sta subendo cancellazioni di prenotazioni e commesse all’estero – spiega Coldiretti – anche per le difficoltà alle frontiere e il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza.