Agricoltura: senza accordo sui prezzi il futuro del pomodoro italiano è a rischio

La mancanza di un accordo circa i prezzi del pomodoro da industria e la siccità minacciano il futuro della produzione.

Agricoltura: senza accordo sui prezzi il futuro del pomodoro italiano è a rischio

Altra fumata nera tra gli incontri tra parte agricola e parte industriale, volti all’individuazione di un accordo soddisfacente circa il prezzo del pomodoro da industria italiano. Un’indecisione protratta nel tempo che, se sommata alla siccità che sta minacciando le produzioni agricole del distretto padano e ai costi di produzione in crescita, mette in discussione il futuro del frutto.

pomodoro

Stando alle parole di Massimo Passanti, presidente della Federazione nazionale di prodotto di Confagricoltura, dall’area nord “non sono emersi risultati soddisfacenti” mentre al Sud “tutto tace e le contrattazioni non sono nemmeno iniziate”: in questo clima di tensione fa preoccupare anche la riduzione delle superfici dedicate alla produzione di una materia prima che, di fatto, pone l’Italia al primo posto al mondo per la produzione di polpe, passate e sughi, e terza per i quantitativi di pomodoro trasformati. L’invito di Confagricoltura è quello di mettere da parte le discussioni e trovare al più presto un accordo alla luce del fatto che, in altri Paesi europei come Spagna e Portogallo, l’intesa è già stata raggiunta con incrementi di valore ben superiori a quelli proposti dall’industria italiana, che si aggiravano intorno ai 100 euro a tonnellata, insufficienti in molti casi a coprire perfino i costi di produzione.

“È una fase particolarmente difficile e delicata perché questi sono i giorni decisivi per stabilire su cosa investire: chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine da mettere a dimora, per poi raccogliere ad agosto” spiega Passanti. “Tra il continuo incremento dei costi di produzione e la mancanza d’acqua c’è il concreto timore che i produttori storici si dirigano verso colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, vista anche l’impennata dei prezzi, dovuti anche alla guerra in Ucraina e alla chiusura del mercato ungherese“.