Agroalimentare, un’azienda su 10 è a rischio chiusura per l’aumento dei costi di produzione (+14%)

Le stime di Coldiretti indicano che, nel settore agroalimentare, un'azienda su 10 rischia di chiudere a causa dei costi di produzione.

Agroalimentare, un’azienda su 10 è a rischio chiusura per l’aumento dei costi di produzione (+14%)

Rincari all’energia, crisi delle materie prima, aumenti record del carburante e dei trasporti: i costi di produzione della filiera agroalimentare sono cresciuti del 14% su base annua – un incremento che di fatto mette in crisi il già delicato bilancio economico di diverse aziende operanti nel settore. Stando alle stime redatte da Coldiretti e calcolate a partire dai dati Istat, infatti, più di un’azienda agricola su 10 versa in una situazione così critica da dover valutare la cessazione dell’attività; mentre un terzo del totale complessivo sta lavorando in condizioni di reddito negativo a causa dei rincari ai costi di produzione.

agricoltura industriale

Una crisi che, come brevemente accennato, abbraccia l’intero ecosistema del settore: dalla più banale energia elettrica, necessaria alle serre, al carburante, ai concimi (che registrano uno spaventoso +170%), mangimi (che non se la passano molto meglio: +90%), imballaggi e fertilizzanti (anche se va detto che, nel caso di una ripresa dell’export, i prezzi dovrebbero abbassarsi sensibilmente); con un’impennata che complessivamente costa al settore – sempre stando ai calcoli della Coldiretti – circa 9 miliardi di euro.

Una situazione resa ancora più difficile dalle attuali condizioni di mercato, che navigano nell’indecisione: i prezzi degli ordini cambiano di settimana in settimana, rendendo pressoché impossibile una programmazione dei costi aziendali. “Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore” spiega a tal proposito il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che sottolinea “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.