Puntuale come l’anticiclone Scipione la ristorazione offre una caldissima polemica estiva, e stavolta non si tratta di scontrini pazzi o taglio di panini fatto pagare a parte, ma c’entra il mondo del calcio.
O meglio, c’entra il tifo che, in questo caso, ha mostrato il peggio di sé, arrivando a spingere un ristoratore a negare l’ingresso al locale a una bambina e alla sua famiglia a causa di una maglietta e un cappellino della squadra sbagliata.
“Tu non entri”
È successo questa domenica appena passata a Pescara, in un locale identificato come il Lido Oriente e i fatti, raccontati sui social dal padre della undicenne sono poi stati riportati dal quotidiano locale “Il Centro”:
sono le 13 di una giornata torrida, e la famigliola cerca riparo dalla calura e un pranzo di pesce in riva al mare, ma non andrà come sperato.
“Dopo aver percorso 9 chilometri in bici, io, mia moglie e le mie figlie ci fermiamo davanti al ristorante che ci aveva attratto dal buon profumo di frittura. Notiamo subito il proprietario che ci guardava con occhi malefici e borbottava. Da lontano ci invita a spostare le bici da lì perché di colore celeste, abbiamo sorriso e mentre finivano di mettere i lucchetti alle bici, nostra figlia si avvicina all’ingresso del ristorante e il gentiluomo le dice che non può entrare nel suo locale perché indossava un cappello e la maglia della Lazio”.
Uno scherzo, hanno pensato dapprima, ma il ristoratore è stato irremovibile: “tu non entri con quel cappello e quella maglietta della Lazio. Te li devi togliere se volete entrare tutti quanti”, una vicenda che, giustamente, ha suscitato un’indignazione bipartisan, alla faccia delle rivalità calcistiche, nei confronti dei titolari dei ristoranti.
“Io chiamavo i carabinieri, vergognatevi” si legge sui social del papà, “come pescarese mi vergogno“, questo il tono dei commenti alla vicenda da parte degli abitanti della città, arrivando fino alle orecchie della squadra biancoceleste, che vuole consolare la sua tifosa con un gesto concreto: “abbiamo pensato di invitarti a Formello, nel cuore della nostra casa, per stare insieme alla squadra, allo staff e a chi lavora ogni giorno per rendere speciale questa maglia. Sarai la benvenuta perché chi ama la Lazio è parte integrante della nostra storia”.
Al ristoratore tanto “appassionato” non piacerà sapere che la sua squadra del cuore condanna senza appello la sua iniziativa, rivolgendosi direttamente alla squadra rivale: “abbiamo appreso quanto accaduto alla vostra giovane tifosa. Negare l’ingresso in un locale della nostra città a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione. Cara Emma, ci dispiace per ciò che hai vissuto”.
La risposta della proprietaria Daniela Terra è arrivata dopo qualche giorno: “in quel momento non c’era nessuno di noi, neanche mio figlio”, invitando la famiglia a contattarla per potersi scusare di persona.