Argentina, è la siccità peggiore degli ultimi 30 anni: bloccata la semina del mais

Il cappio della siccità continua a stritolare l'Argentina, tanto che gli agricoltori locali hanno deciso di sospendere la semina del mais.

Argentina, è la siccità peggiore degli ultimi 30 anni: bloccata la semina del mais

Il cappio della siccità continua a stritolare l’Argentina, che di fatto – secondo le stime degli esperti di agricoltura e clima – si trova ad affrontare le condizioni più aride degli ultimi 30 anni: una crisi così acuta che la semina del mais è stata temporaneamente bloccata. Nelle vaste pianure della Pampa, infatti, la stagione della semina è ormai alle porte, ma con quattro mesi di precipitazioni nulle alle spalle e il futuro che minaccia un tempo ancora più secco, gli agricoltori e le imprese agricole locale hanno deciso di bloccare le operazioni perché, alle condizioni attuale, le piante non riuscirebbero a crescere.

mais

“Questa è una delle situazioni più complesse che abbiamo visto negli ultimi decenni” ha commentato a tal proposito Cristian Russo, agronomo capo della borsa dei cereali di Rosario. “Certamente è lo scenario peggiore per la semina del mais negli ultimi 27 anni”. L’Argentina è di fatto il primo esportatore al mondo di farina e olio di soia e tra i più importanti di mais, frumento e orzo: un ritardo nella semina di questo tipo avrà senza ombra di dubbio ripercussioni negative sui volumi produttivi e potenziali conseguenze sui prezzi. La morsa della siccità, però, non accenna ad allentarsi: una città come Pergamino, importante centro agricolo in provincia di Buenos Aires, è ad esempio stata bagnata da appena 6 millimetri di pioggia nell’ultimo inverno, la media più bassa dal 1933.

Tradizionalmente la fine di settembre – che di fatto coincide con l’arrivo della primavera – dovrebbe portare con sé le piogge, ma gli esperti locali concordano nell’indicare previsioni meteo tutt’altro che incoraggianti. Ma non è solo il mais a essere minacciato dalla carenza idrica: anche il raccolto di grano – complice anche l’aumento dei costi di produzione – rischia di essere sensibilmente ridimensionato.