Boicottare prodotti turchi con i codici a barre: perché non ha senso

La proposta che gira in Rete in questi giorni chiede di boicottare i prodotti turchi identificandoli con il codice a barre, ma è poco più di una bufala.

Boicottare prodotti turchi con i codici a barre: perché non ha senso

La proposta gira in rete già da qualche giorno: l’idea è quella di boicottare i prodotti turchi, per protesta contro Erdogan, tramite il riconoscimento della provenienza di ciò che compriamo con i codici a barre. Secondo il web, infatti, basterebbe identificare ciò che arriva dalla Turchia (e quindi evitare di acquistarlo) leggendo le prime tre cifre del codice a barre: se comincia con le sequenze 868 o  869, il prodotto in questione va boicottato.

I messaggi virali che invitano a farlo sono tanti, ma la questione, in realtà, non è così semplice, come fanno notare in molti e, alla fine, quella dei codici a barre sembra essere poco più di una bufala.
In effetti, tutti i codici a barre cominciano con il cosiddetto codice Ean (che sta per European Article Number), che talvolta è associato ai Paesi di provenienza del prodotto: per il nostro Paese il codice è 800-839, mentre per la Turchia è proprio 868-869. Ma il codice identifica in questo caso il Paese in cui è stato concluso il processo di lavorazione, non quello dove è stato effettivamente prodotto come materia prima. E, più in generale, esiste anche la possibilità di inserire un codice corrispondente a un Paese anche se il prodotto proviene da altrove, visto che il codice Ean corrisponde al Paese di registrazione del marchio, più che al Paese produttore di quel determinato articolo.

Insomma, non è detto che non comprando articoli con quel codice a barre si boicottino effettivamente prodotti turchi. Anzi, si può rischiare di arrecare un danno ad aziende che nulla hanno a che fare con ciò che sta succedendo a livello di politica internazionale.

[Fonte: Wired]