Buoni pasto: Consip annuncia un’indagine per ridurre le commissioni

Torna la questione buoni pasto: Consip ha annunciato l'avvio di un'indagine per cercare di ridurre i costi delle commissioni.

Buoni pasto: Consip annuncia un’indagine per ridurre le commissioni

Torniamo a parlare della questione buoni pasto: la Consip ha appena annunciato l’avvio di un’indagine per ridurre le commissioni. Secondo Consip è necessario rivedere tutto il sistema che regola la fornitura dei buoni pasto alla Pubblica Amministrazione, in modo da cercare di diminuire le commissioni. Second le associazioni di categoria della distribuzione e della ristorazione, infatti, le commissioni sono troppo alte: a volte arrivano a superare il 20%.

Se non si troverà una soluzione alla questione, sono migliaia i dipendenti della PA che rischiano di rimanere senza pranzo. La PA spende all’anno quasi 1,2 miliardi di euro per i buoni pasto da distribuire ai dipendenti, ma solo 700 milioni finiscono agli esercenti: il resto si perde fra commissioni e oneri finanziari. Il problema è che la legge attuale prevede che ci sia un collegamento fra lo sconto che l’emettitore dei buoni pasto offre alla PA per potersi aggiudicare le gare bandite da Consip e la commissione che pratica sull’esercente per cercare di rientrare nei costi. Ed è proprio l’esercente che finisce penalizzato e si lamenta.

Riuscire ad accontentare emettitore e esercente, però, non è facile. Anche l’Anseb, Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto, ha ammesso che il sistema debba essere rivisto, ma ribadisce che il mercato dei buoni pasto è in crescita e ringrazia per l’aumento della defiscalizzazione dei buoni pasto elettronici a 8 euro. Tuttavia anche qui gli esercenti hanno da ridire: fra commissioni e oneri finanziari legati all’uso dei Pos, sono sempre loro a rimetterci alla fine.

Per tutti questi motivi Consip ha deciso di avviare un’indagine in modo da capire come far funzionare questo sistema in modo che le società emettitrici abbiamo una giusta remunerazione, ma anche che per gli esercenti ci sia una convenienza economica nell’accettare dei buoni pasto.