L’aggressivo piano di alleggerimento del gruppo Campari sta entrando nel vivo, e dopo aver preannunciato di avere in programma la cessione di svariati marchi stanno cominciando a girare le prime indiscrezioni: i brand attualmente in vendita sarebbero il liquore siciliano Averna, l’amaro valtellinese Braulio e il mirto sardo Zedda Piras.
A curare le operazioni di questa dismissione sarebbero i consulenti di Mediobanca, gli stessi che avevano gestito il trasferimento di Cinzano a Caffo 1915 per cento milioni: Caffo 1915 è produttore, tra gli altri, dell’Amaro del Capo e della birra Calabrau.
Il piano di dismissioni di Campari: meno marchi e più focus

Nell’insieme, i tre marchi italiani che Campari intende cedere generano un fatturato annuo stimato attorno agli 80 milioni di euro: una consistenza finanziaria che attrae l’interesse di diversi fondi e gruppi industriali. Tra i potenziali acquirenti ci sarebbero il gruppo Montenegro della famiglia Seragnoli, che nel suo portafoglio vanta già Amaro Montenegro, Select aperitivo, Vecchia Romagna e Rosso Antico. Altri nomi in lizza includono Illva Saronno -che produce sia il celebre Amaretto che il Rabarbaro Zucca- Fratelli Branca Distillerie, e il gruppo Lucano 1894 di Matera. Inoltre, anche il gruppo NewPrinces di Angelo Mastrolia starebbe valutando l’acquisto dei tre amari, dopo aver recentemente acquisito da Diageo lo storico sito produttivo ex Cinzano situato in provincia di Cuneo.
Questa mossa rientra nel più ampio piano di dismissioni varato dal nuovo amministratore delegato di Campari, Simon Hunt, che intende alleggerire il portafoglio dopo le precedenti cessioni di Cinzano, Tannico e del sito australiano di Derrimut. L’AD, in occasione dello Strategy Day di inizio novembre, è stato molto schietto: “Nessun gruppo può d’altronde sostenere la crescita di 72 brand”. Circa 30 di questi marchi, ritenuti i più marginali, sono potenzialmente in vendita e rappresentano circa il 9% dei ricavi complessivi del gruppo.
La strategia centrale di Campari è quella di concentrarsi sugli aperitivi, una categoria che da sola vale circa il 40% del fatturato: il segmento include brand chiave come Aperol, Campari, Sarti Rosa, Cynar, Mondoro, oltre all’analcolico Crodino.
L’attenzione ora è rivolta in particolare ad Aperol, per il quale il management vede l’opportunità di conquistare quote di mercato anche a scapito della birra premium, avendo già avviato la vendita del prodotto alla spina. L’obiettivo d’investimento è focalizzato sui marchi con grandi opportunità di sviluppo globale, come Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier e Wild Turkey, o su mercati selezionati. Gli investimenti verranno ridotti per i brand con potenziale minore, benché questi ultimi possano rimanere in portafoglio se offrono una marginalità interessante.
La vendita del portafoglio italiano rappresenta la fase iniziale di questo piano strategico di dismissioni: successivamente, il piano di Campari si concentrerà sulla cessione di altri brand internazionali di dimensioni minori e meno strategici, prevedendo di iniziare probabilmente da Brasile e Jamaica per poi procedere con il resto del Sud America.
