Canada, capodoglio muore con 150 kg di attrezzature da pesca in corpo

In Canada è stato rinvenuto il cadavere di enorme capodoglio, morto dopo aver ingerito circa 150 kg di attrezzature da pesca.

Canada, capodoglio muore con 150 kg di attrezzature da pesca in corpo

Un colossale capodoglio lungo 45 piedi (o, per il resto del mondo civilizzato, circa 13,7 metri) è andato a spiaggiarsi sulla costa della Nova Scotia, provincia del Canada che si affaccia sul versante atlantico. L’animale, stando ai rapporti redatti dalle autorità sanitarie locali, è giunto a riva ancora vivo ma, evidentemente incapace di tornare a inabissarsi, è morto poco dopo. I membri della Marine Animal Response Society (d’ora in avanti abbreviata in MARS), in collaborazione con i colleghi della ella Canadian Wildlife Health Cooperative – Atlantic Veterinary College – AVC, e con il supporto del Dipartimento delle risorse naturali e delle energie rinnovabili della Nova Scotia, hanno condotto un’autopsia scoprendo che l’esemplare in questione aveva ingerito circa 150 chilogrammi di attrezzature da pesca.

Lo spiaggiamento è stato causato dagli attrezzi da pesca

pescatori

Naturalmente il parere dei veterinari, determinati a comprendere cosa possa aver causato lo spiaggiamento del leviatano, è stato fortemente influenzato da questa scoperta: gli attrezzi da pesca in questione sono stati rinvenuti quasi esclusivamente nello stomaco dell’animale, ed è con assoluta certezza che le autorità veterinarie hanno indicato la loro ingestione come causa dell’emaciazione e, successivamente, della morte dell’animale.

Non è stato ovviamente possibile risalire al tipo alla provenienza dell’attrezzatura in questione, ormai ridotta a un groviglio annerito e in parte consumato dai succhi gastrici dello stomaco, né dove o quando il capodoglio l’abbia effettivamente ingerita: quel che è certo è che, come accennato, ha causato la sua dipartita. Una dipartita che, di fatto, funge da duro promemoria del problema rappresentato dall’inquinamento delle acque, insozzate da materie plastiche di ogni tipo compresi, naturalmente, gli attrezzi da pesca. Addirittura, secondo le più recente analisi condotte dagli esperti dell’organizzazione no-profit The Ocean Cleanup, le attività di pesca industriale sarebbero responsabili di alimentare la grande isola di plastica che galleggia nell’Oceano Pacifico.

Gli scienziati hanno colto l’occasione per portare l’attenzione mediatica su tale problema e per ribadire l’importanza di condurre necroscopie su tutte le specie animali, “in modo da poter comprendere meglio gli impatti causati dall’uomo e dalla natura”.

Rimanendo in questo contesto vi ricordiamo, per di più, che al momento il Mar Mediterraneo è considerabile come uno dei corpi d’acqua più “malati” al mondo: le ondate di calore del periodo estivo hanno provocato eventi di mortalità di massa per 50 specie marine, e i più recenti rapporti circa la pesca tra le sue acque lo indicano come il bacino con il più alto tasso di sovra sfruttamento al mondo.