Cappuccino con ansiolitici per la collega rivale: condannata una donna di Bra

Per un anno una dipendente di un'agenzia di assicurazioni di Bra ha avvelenato la collega aggiungendo ansiolitici al suo cappuccino: aveva paura che le rubasse il posto di lavoro.

Cappuccino con ansiolitici per la collega rivale: condannata una donna di Bra

Come eliminare la collega rivale? Avvelenandola con degli ansiolitici versati nel cappuccino quotidiano: succede a Bra, in provincia di Cuneo, dove una donna è stata condannata dal tribunale per lesioni personali aggravate. L’accusa è quella di aver deliberatamente provato a mettere ko la collega con cui si sentiva in diretta competizione.

L’agenzia assicurativa dove lavoravano aveva infatti annunciato tagli al personale imminenti: mors tua vita mea, deve aver pensato la dipendente incriminata, che ha quindi architettato un diabolico piano. Ogni mattina si occupava lei della pausa caffè, andando a ritirare le ordinazioni nel bar di fronte all’agenzia.

Solo che, prima di servire il cappuccino alla collega che avrebbe potuto soffiarle il posto, lo correggeva con più di qualche goccia di benzodiazepine. Una terapia che, dal suo punto di vista, funzionava: l’obiettivo probabilmente non era tanto quello di farla fuori fisicamente, quanto di renderla meno performante sul lavoro.

E così era: la vittima dell’avvelenamento, dopo la pausa caffè, si sentiva sempre stanca e stordita, e accusava malesseri che l’hanno costretta anche a lunghi periodi di assenza dal lavoro. Ma la coincidenza del suo cattivo stato di salute con quel cappuccino mattutino, a un certo punto, l’ha messa in allarme, e ha iniziato a sospettare della collega, fin quando, seguendola, non ha visto che metteva qualcosa nella sua tazza.

La donna è stata poi anche filmata dagli investigatori, che hanno in seguito fatto analizzare la bevanda, trovandoci elevate quantità di ansiolitici. L’accusata ha fatto sapere tramite i suoi avvocati che ricorrerà in appello, ma intanto in primo grado è stata condannata con rito abbreviato dal tribunale di Asti a quattro anni di carcere.

[Fonte: La Repubblica]