Carcasse, feci mangiate, pericolo aviaria: Food for Profit ci porta in un allevamento in Lombardia

Carcasse in decomposizione o cannibalizzate, prolassi visibili sugli animali, galline senza piume per lo stress. Food for Profit mostra l'interno di due allevamenti lombardi.

Carcasse, feci mangiate, pericolo aviaria: Food for Profit ci porta in un allevamento in Lombardia

Nella pancia della bestia è sempre mezzanotte. Una si trova in provincia di Brescia, e nelle sue viscere di metallo può contenere quasi 100 mila gallina; ma l’altra, in provincia di Lodi, è ancora più grande – quasi 300 mila animali. Sia un allevamento che l’altro si trovano in zone colpite o già colpite dall’influenza aviaria. Food for Profit ci porta al loro interno.

Il copione, di fatto, è quello già noto a chi tiene la testa fuori dalla terra: carcasse, alcune in stato di decomposizione e altre cannibalizzate dalle altre galline, escrementi che vengono mangiati dagli animali, prolassi visibli su molti esemplari. La vita viene calpestata in ogni metro quadro.

Una pecora morta e la minaccia per la salute pubblica

lidl allevamenti

I due allevamenti, diceavamo, si trovano entrambi in Lombardia, seconda regione per numero di galline dopo il solitario Veneto. Il primo, bresciano, “abita” in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo; e oltre 36 mila euro di fondi PNRR. Due anni più tardi la stessa zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria.

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Le immagini sono quelle crude ma sincere a cui ci ha abituato il team di Giulia Innocenzi. Le galline sono stipate in piccole gabbie di metallo, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento. Feci e carcasse punteggiano ogni angolo.

 

Il secondo allevamento, dicevamo, si trova in provincia di Lodi, e più precisamente in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Qui le galline vagano liberamente all’esterno, alimentando il rischio di contatto con la fauna selvatica (pericolo aviaria?); e nella zona filtro –  quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni – riposa una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata.

“Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza” ha spiegato Innocenzi. “Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere”. E poi c’è la questione dei soldi pubblici.

I Paesi europei, Italia ovviamente inclusa, stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.”