Secondo un recente report Ismea, la produzione di carne bovina in Italia è in crescita. Tuttavia il problema è che dipendiamo ancora molto dalle importazioni e questo perché al produzione nostrana non riesce a soddisfare la domanda.
La produzione italiana di carne bovina è aumentata del 3,2% nel corso dei primi nove mesi del 2021, avvicinandosi ai livelli del 2018. Dopo la contrazione del 2019 e la tenuta del 2020 (nonostante la chiusura di ristoranti, bar e mense a causa della pandemia da Covid-19, anche se era stato segnalato un calo del 30% a luglio 2020), ecco che il trend ha registrato un rialzo nel 2021 con prezzi in ripresa sia per quanto riguarda i capi da macello (soprattutto per i vitelloni), sia per la carne all’ingrosso (anche qui il vitellone ha registrato un +7% rispetto al 2020).
Parlando di consumi, invece, quelli domestici hanno compensato quelli mancanti del fuori casa, anche se c’è stato un calo dell’1,5% nel 2021 per gli acquisti domestici dopo una crescita del 6,1% nel 2020 (ma in termini di spesa non ci sono state variazioni). Tuttavia, a fronte di questi dati positivi, ci sono alcune criticità da segnalare. In primis il problema della redditività: i prezzi di vendita crescono, ma troppo lentamente ai costi per energia, mangimi, materie prime e ristalli (buona parte degli allevamenti è formata da vitelli nati all’estero, soprattutto in Francia e che vengono poi ingrassati qui in Italia).
In secondo luogo c’è il problema delle importazioni dall’estero: il grado di autosufficienza del comparto supera di poco il 50%, con i bovini che rappresentano il 32% dei consumi di carne parlando di quantità e il 43% parlando di valore.
Secondo quanto dichiarato da Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni, a livello mondiale la domanda di carne supera l’offerta. Questo si traduce in un aumento dei prezzi che va oltre le fluttuazioni normali di mercato anche perché è un tipo di offerta che non può essere ricostruita in poco tempo.
Il fatto è che sia l’Europa che l’Italia, nel corso degli anni, hanno perso molto del loro patrimonio bovino: attualmente in Italia si registrano 5,5 milioni di capi, ma quarant’anni fa era più del doppio.
L’Italia ha sempre importato molto anche perché la carne italiana costava di più, per via di una maggior qualità e di una miglior tutela di animali e ambienti. Solo che, adesso, i prezzi aumentano anche per le carni estere, con le importazioni che calano perché meno competitive.