Carne, la denuncia di Greenpeace: ecco come l’industria ci manipola

Un report di Greenpeace denuncia le manipolazioni e i tentativi di manovrare l'opinione pubblica da parte dell'industria della carne.

Carne, la denuncia di Greenpeace: ecco come l’industria ci manipola

Sempre meno persone mangiano carne, per motivi legati alla salute, all’etica e all’ambiente. Ma l’industria alimentare non ci sta, e passa al contrattacco: con vere e proprie campagne informative volte a distogliere l’attenzione dai problemi di un’alimentazione basata sulle proteine animali. Lo racconta un report di Greenpeace che si concentra sul modo in cui la lobby della carne ha risposto in Francia al cambiamento di gusti dei consumatori e al mutare delle politiche agricole, alimentari e ambientali dell’Ue, sempre più concentrate sul green.

L’organizzazione di categoria francese Interbev da tre anni a questa parte ha elaborato lo slogan “Ama la carne, mangia carne migliore”, diffondendolo in pubblicità in tv, post sui social network e opuscoli. Il 90% dei 25-49enni è stato esposto a una delle pubblicità di Interbev in media diciassette volte nel 2019. Sui social media, la campagna 2020 ha raggiunto 10 milioni di persone su Facebook e Instagram, 4,5 milioni di persone su Snapchat.

Se proprio non si può fare a meno di mangiare più verdure, allora l’industria della carne punta all’alimentazione flexitariana, quella in cui a pasti vegetariani e vegan si affiancano piatti di carne e pesce. La carne viene poi come sempre associata a ideali di virilità maschile, alle tradizioni, all’identità nazionale: tutte cose vecchie come il cucco ma che evidentemente si pensa possano ancora funzionare.

L’anno scorso Interbev ha speso 34 milioni di euro in comunicazione, soprattutto quella specifica per i medici: opuscoli con i titoli come “Salute: non dimenticare la carne!” o “Le conseguenze delle diete senza carne” sono stati inviati a migliaia di medici di base e dietologi. L’associazione è anche parte dell’organismo che consiglia i responsabili delle mense scolastiche.

Laure Ducos, responsabile della ricerca, ha detto a Le Monde: “Interbev ha fatto parte di tutti i gruppi di lavoro sull’introduzione dei menù vegetariani, dove la sua azione è consistita principalmente nel bloccare ogni menzione del termine ‘agricoltura intensiva‘ nei foglietti di presentazione”.