Cereali: i primi quattro commercianti al mondo fanno profitti da record

I primi quattro commercianti di cereali al mondo hanno realizzato profitti da record grazie all'aumento dei prezzi dei beni alimentari.

Cereali: i primi quattro commercianti al mondo fanno profitti da record

Siamo tutti sulla stessa barca? Non proprio – se qualcuno si trova a dover domare le onde dell’inflazione su una zattera, altri navigano comodamente su yacht di lusso. È il caso dei primi quattro commercianti di cereali al mondo, che hanno dominato il mercato globale delle materie prime alimentare per decenni e che, grazie agli aumenti dei prezzi alimentari degli ultimi mesi, hanno registrato profitti da record. Stando a dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, infatti, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati di oltre il 20% su base annua, con circa 345 milioni di persone che si sono trovate a vivere in una situazione di insicurezza alimentare acuta.

grano

“Il fatto che i giganti mondiali delle materie prime stiano realizzando profitti record alla volta quando la fame aumenta è chiaramente ingiusto” ha commentato a tal proposito Olivier De Schutter, co-presidente di IPES-Food (il gruppo internazionale di esperti sui sistemi alimentari sostenibili) e relatore speciale delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani. “Quel che è ancora peggio, queste aziende avrebbero potuto fare di più per prevenire la crisi della fame in primo luogo”. Quattro singole società – la Archer-Daniels-Midland Company, Bunge, Cargill e Louis Dreyfus, conosciute collettivamente come ABCD – controllano circa il 70-90% del commercio mondiale di grano; e ora il mondo guarda con sospetto al fatto che le impennate ai prezzi siano avvenute nonostante le abbondanti riserve di grano, accusando le aziende in questione di essere state poco trasparenti sulle scorte effettive. Insomma, l’intera faccenda puzza dell’inconfondibile fetore della speculazione.

Sandra Martinsone, responsabile delle politiche di Bond, una rete di enti di beneficenza internazionali per lo sviluppo, ha suggerito l’introduzione di una nuova tassa come modo per ristabilire un equilibrio nei mercati alimentari e aiutare i più poveri – una proposta difesa anche da Natalie Bennet, facente parte del partito de Verdi del Regno Unito. “Come misura a breve termine ci sono forti argomentazioni a favore di una tassa inaspettata sull’oligopolio alimentare” ha commentato a tal proposito. La decisione finale, ovviamente, spetta alle autorità governative: in ogni caso, che sia l’introduzione di una nuova tassa o un calmiere per frenare l’aumento dei prezzi, una mossa in questa direzione pare sempre più obbligatoria. In altre parole, per molti la zattera comincia ad affondare.