Chiquita licenzia migliaia di lavoratori dopo uno sciopero: “per colpa loro abbiamo perso 75 milioni”

Le proteste che proseguono da un mese nel Paese dell'America Centrale hanno forti ripercussioni su lavoratrici e lavoratori del settore delle banane.

Chiquita licenzia migliaia di lavoratori dopo uno sciopero: “per colpa loro abbiamo perso 75 milioni”

I due piatti della bilancia non pesano allo stesso modo per Chiquita e per migliaia di lavoratori panamensi in sciopero. Da una parte, c’è una multinazionale che dichiara di aver subito perdite pari almeno a 75 milioni di dollari per colpa dell’abbandono degli impianti da parte del personale stagionale; dall’altra, ci sono lavoratrici e lavoratori che da ormai un mese protestano contro la riforma pensionistica e le concessioni agli Stati Uniti legate al Canale di Panama. Il risultato, ad ogni modo, sarà un licenziamento di massa per un’immensa quantità di manodopera.

Cause e conseguenze dello sciopero

Da quattro settimane ormai le strade (e le acque) di Panama sono agitate da manifestazioni e scioperi che coinvolgono individui e lavoratori di tutti gli ambiti. Le ragioni sono diverse, riconducibili principalmente alla riforma pensionistica – che prevede riduzioni degli importi e propensione verso sistemi di pensioni private – e ai recenti accordi riguardanti il Canale – con ingenti concessioni agli Stati Uniti, specie all’esercito.

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A scendere in piazza quasi quotidianamente sono stati cittadine e cittadini con background diversi, e non ha mancato di farsi sentire la voce dei dipendenti stagionali di Chiquita.

Si tratta di lavoratrici e lavoratori impiegati su base giornaliera per il periodo della raccolta; all’annuncio della riforma pensionistica messa in atto dal presidente José Raúl Mulino, buona parte di questa forza lavoro si è unita alle manifestazioni, costringendo Chiquita Panama, sussidiaria di Chiquita Brands International, a interrompere del tutto le operazioni in un impianto a causa della mancanza di personale.

Le perdite, secondo l’azienda, ammontano a non meno di 75 milioni di dollari, senza contare i “danni irreversibili”. Mulino stesso aveva avvertito che la prosecuzione dello sciopero avrebbe avuto serie conseguenze, e ieri la più celebre multinazionale legata alla produzione di banane ha trasformato le parole in fatti, annunciando il licenziamento in massa di quelli che Reuters quantifica come 5.000 dei 6.500 dipendenti impiegati in tutto il Paese.

I sindacati sono al lavoro per negoziare, e sul tavolo rimane ancora la tanto combattuta riforma delle pensioni.