Come Matteo Baronetto ha condannato Maicol Vitellozzi alla damnatio memoriae

La Farmacia del Cambio lancia, come da tradizione, il suo Giandoro; dimenticandosi però di citare Maicol Vitellozzi.

Come Matteo Baronetto ha condannato Maicol Vitellozzi alla damnatio memoriae

Si dice che il matrimonio sia la causa principale del divorzio, ma evidentemente anche i lievitati non sono da meno. Da una parte Matteo Baronetto, ex allievo di un certo Carlo Cracco, chef del Ristorante Del Cambio di Torino (una stella Michelin), scrittore nel tempo libero; dall’altra Maicol Vitellozzi, ex pastry chef della Farmacia del Cambio, forte di esperienze anche all’Osteria Francescana, ora sotto il vessillo di Vincenzo Tiri; e nel mezzo (anche e soprattutto) il Giandoro.

La specialità natalizia di uno degli spazi gastronomici più iconici del capoluogo piemontese è apparsa, come di consueto, sulla vetrina dei social media e sullo store online della Farmacia; ma ci pare che un colpo di spugna – o un aiutante di Babbo Natale un poco distratto? – abbia portato via nome e cognome di qualcuno.

Di divorzi e lievitati

giandoro baronetto vitellozzi

Per carità, vero che tra chef e pastry chef non si mette il dito, ma noi – che oltre a essere golosi siamo anche un poco maliziosi – non possiamo esimerci dalla nostra grande passione: mettere i puntini sulle i. Eh già, che d’altronde il nome Maicol Vitellozzi, mister crubik – il cubo ripieno di crema pasticciera che è insieme protagonista di centinaia di storie su Instagram e omaggio all’ossessiva geometria sabauda -, pare essersi peso tra le sabbie del tempo.

Citiamo direttamente il testo sulla pagina del Giandoro sullo store della Farmacia: “Nato da una suggestione dello Chef Matteo Baronetto, il Giandoro è un dessert unico e gustoso, fortemente evocativo, che celebra Torino e uno dei suoi simboli per eccellenza”.

Poi le cosiddette norme operative: “Costituito da una base di pandoro a forma di gianduiotto, ingentilita da una spolverata di zucchero a velo, il Giandoro è un dolce familiare e genuino, pensato per essere gustato da solo o per accompagnare la cioccolata, il tè o il caffè in ogni momento della giornata”. La didascalia di Instagram è più asciutta: qui di nomi e cognomi non c’è neanche l’ombra. Una zona franca?

Facciamo un breve salto nel tempo, da bravi segugi internettiani: siamo nel 2020, è tempo di lancio del Giandoro. La Farmacia del Cambio scrive sui social: “Una base di un pandoro a forma di gianduiotto, ingentilita da una spolverata di cacao e zucchero a velo, un dolce familiare e genuino, nato da una suggestione dello chef Matteo Baronetto in sinergia con la maestria del nostro chef pâtissier Maicol Vitellozzi“.

Insomma, l’impressione è che Matteo Baronetto abbia epurato Maicol Vitellozzi con un ritocchino che, di fatto, ci ricorda quasi un certo signore georgiano con il baffo folto, il fotoritocco fine e la purga facile: forse al posto del crubik a ‘sto giro sarebbe più indicata una pesca dell’Esselunga?