Consegne a domicilio: il No del Ministero del Lavoro al nuovo contratto dei rider

Battuta di arresto per le consegne a domicilio: il Ministero del Lavoro ha detto di no al nuovo contratto dei rider, contestando diversi punti.

Consegne a domicilio: il No del Ministero del Lavoro al nuovo contratto dei rider

Vi ricordate che ieri, a proposito del settore delle consegne a domicilio, avevamo annunciato l’arrivo del primo contratto nazionale per i rider? Ebbene, adesso arriva il “No” secco del Ministero del Lavoro.

Il contratto siglato da Assodelivery e dal sindacato Ugl non è piaciuto al Ministero del Lavoro che, tramite una lettera, ha informato Matteo Sarzana, presidente di Assodelivery e di Deliveroo in Italia, che ci sono diversi punti di questo contratto da rivedere. Questi i principali:

  • Retribuzione: il contratto parla di 10 euro lordi all’ora di minimo per una o più consegne. Tuttavia secondo il Ministero, le clausole del contratto sembrano non garantire alcun minimo orario, commisurando il compenso dei rider alle consegne fatte. E questo va in contrasto con il Jobs Act
  • Modalità di realizzazione del contratto: essendo che il contratto è stato negoziato da Ugl e che Ugl conta solo un migliaio di iscritti, ecco che il Ministero sostiene che un accordo debba essere sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali. Riassumendo: Assodelivery non può scegliere con quale sindacato venire a patti, tutti devono essere coinvolti. E, non a caso, anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil non sono stati contenti di tale accordo
  • Assenza di garanzie minime: il Ministero vuole eliminare il cottimo, cosa invece ancora presente nel contratto
  • Lavoratori autonomi: altro dato che non piace al Ministero è che i rider vengono qualificati nel contratto come lavoratori autonomi, quindi con partita Iva. Tuttavia anche la Corte di Cassazione, durante il contenzioso che aveva visto contrapposti i rider e Foodora (attualmente acquisita da Glovo), aveva dichiarato che i rider devono essere considerati e trattati come dipendenti, non come autonomi con partita Iva