Consumi: l’82% degli Italiani dopo la pandemia sceglie il Made in Italy

Nei consumi del dopo pandemia degli Italiani ci sono più prodotti locali e scelte più salutiste: così dice uno studio del Rome Business School.

Consumi: l’82% degli Italiani dopo la pandemia sceglie il Made in Italy

L’82% degli Italiani, dopo la crisi generata dalla pandemia, vuole portare in tavola prodotti Made in Italy: almeno così dice un rapporto sulle abitudini di consumo dell’ultimo anno realizzato da Rome Business School.

Contemporaneamente, il sondaggio portato avanti sui temi del food and beverage evidenzia anche una seconda tendenza, quella di una forte crescita delle scelte di alimentazione più sana: 62 italiani su 100 pare abbiano cambiato le loro abitudini di consumo in tal senso. Oggi il 20% degli italiani compra healthy foods and beverages più spesso rispetto a prima del lockdown; il 63% dichiara che il mantenimento di uno stile di vita sano è diventato più importante e il 38% mangia frutta e verdura fresche con maggiore frequenza rispetto a prima del lockdown.

Nel paniere della spesa “sana” in Italia (in aumento di oltre il 30% rispetto alla media mondiale) l’innovazione è stata particolarmente sostenuta per i prodotti presentati come naturali (16,3% delle innovazioni contro il 15,0% mondiale), medicali (14,4% versus 8,7%) e vegetali (12,0% contro l’8,0% globale).

La scelta di prodotti italiani sembra andare in una direzione di sostegno all’economia e al lavoro sul territorio, ma c’è anche la componente di prossimità culturale e di maggiore fiducia percepita. In ogni caso, spiega il professor Prof. Valerio Mancini, Direttore del Rome Business School Research Center , “l’italianità è entrata ormai stabilmente nel carrello della spesa dei consumatori italiani: un prodotto su quattro acquistato in supermercati riporta sull’etichetta un riferimento alla sua origine nazionale, con un giro d’affari complessivo che è arrivato a superare i 7,1 miliardi di euro”.

In particolare, a generare ricchezza sul territorio nazionale sono le filiere dei prodotti DOP IGP dei comparti agroalimentare e vitivinicolo con 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione distribuiti fra piccole realtà produttive e grandi distretti.

Più prodotti italiani, dunque, all’interno di una dieta salutista. Tendenze che, in effetti, sono abbastanza sotto gli occhi di tutti, con motivazioni facili da dedurre: non a caso non si tratta di fenomeni esclusivamente italiani, ma di portata globale, come dimostra ad esempio il grande successo mondiale della “carne non carne”, vera protagonista del mercato 2020.