Consumo al banco: il divieto sarebbe una “mancanza di rispetto” per Fipe

Secondo Fipe, c'è molta confusione sulle parole usate dal Ministero degli Interni per spiegare le nuove regole previste per il consumo al banco. E ciò sarebbe una "mancanza di rispetto".

Consumo al banco: il divieto sarebbe una “mancanza di rispetto” per Fipe

Fa già discutere la circolare del Ministero dell’Interno che “intavola” l’argomento del consumo al banco: secondo Fipe non c’è nessun chiarimento da parte del Ministero, anzi, il divieto del servizio, fatta eccezione per le strutture che consentano la consumazione all’aperto, rende gli esercenti ancora più confusi (e arrabbiati).

Il consumo al banco era, un tempo, regolato dai protocolli sul distanziamento e dalla capienza degli esercizi: secondo Fipe, ciò “permetteva in molti casi di snellire il servizio, evitando assembramenti all’esterno ed era l’unica modalità di lavoro per numerosissime attività che non dispongono di spazi esterni”. Ma adesso, con l’ultima circolare del Ministero dell’Interno, tutto ciò non è più possibile.

Restando in linea con il nuovo Decreto Riaperture, in vigore dal 26 aprile, la circolare imporrebbe nuove regole anche per quanto riguarda la consumazione al banco, favorendo ancora una volta i locali che hanno spazi all’aperto: come riporta il testo ufficiale,fino al 31 maggio per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, la consumazione al banco sarà possibile soltanto in presenza di strutture che consentano la consumazione all’aperto”.

La Fipe si è interrogata sul significato di queste parole, che, secondo la Federazione, non offre “la risposta che chiedono e meritano le decine di migliaia di bar e locali, che si vedono messi ulteriormente in difficoltà proprio nel momento in cui si parla di riaperture. La circolare, infatti, introduce una limitazione ulteriore che non esiste nel DPCM del 2 marzo u.s., al quale l’ultimo decreto fa riferimento, introducendo una penalizzante restrizione e ulteriore caos interpretativo. Oltre alla questione dell’importanza di regole chiare e sensate per garantire l’ordine pubblico e la legalità, vi è anche un tema non secondario di sopravvivenza delle imprese.”

Il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha voluto sottolineare che: “si trovano sempre nuovi fantasiosi modi per restringere la possibilità alle nostre imprese di lavorare bene. Le imprese sono esauste e i cittadini sempre meno attenti a seguire regole che cambiano senza senso. Secondo l’interpretazione del Ministero dell’Interno, per i bar al 26 aprile le misure restrittive sono addirittura peggiori di quelle che per mesi hanno adottato in zona gialla, perfino quando di vaccini non c’era traccia.”

Per questo la Fipe si è dichiarata intenzionata a richiedere al più presto un intervento del MISE: “oggi, con oltre 17 milioni di somministrazioni vaccinali e 4 milioni di persone guarite dal Covid, si impedisce di effettuare il consumo al banco e lo si fa con un’interpretazione ministeriale. È una mancanza di rispetto e un danno secco verso 130mila imprese che hanno già pagato un prezzo altissimo per le misure di contenimento della pandemia, senza alcun beneficio evidente sul piano sanitario.