Che ci piaccia o no, le piattaforme di vendita online dai prezzi ridicoli e dalla qualità ancora più misera sono ormai una certezza sul mercato. Ma cosa succede se un gigante cinese della categoria, come Temu, entra nel mercato del cibo? La domanda è necessaria perché il passaggio sta già avvenendo. In Germania il galoppante e-commerce asiatico è già attivo nel settore da qualche mese, tramite collaborazioni per la vendita di carne e altri prodotti alimentari. Vediamo quali saranno i prossimi passi e cosa implicheranno per consumatori e rivenditori.
Se gli e-commerce del tutto a poco prezzo entrano nel food
Dici Temu, dici grande risparmio, ma a che condizione? Qualità dei prodotti, uso dei dati degli utenti, diritti dei lavoratori sono giusto alcuni degli aspetti a cui con ogni probabilità si rinuncia quando si sceglie di acquistare dal colosso arancione; a dirlo non siamo noi, ma le inchieste condotte da enti come Good On You, che ha assegnato all’azienda il punteggio più basso in assoluto: “Da evitare”.
E se un modello di business simile mette piede nel mercato alimentare, quale sarà l’impatto? Ci tocca chiedercelo dato che il passo è già stato fatto. Fonti internazionali confermano infatti che Temu è già presente nel settore food sul territorio tedesco, avendo preso accordi con aziende come Wurst Baron (che vende prodotti a base di carne) e Mr. Tom (che distribuisce invece barrette di frutta secca).
Dopo la Germania, si vocifera del piano di espansione verso un’altra area germanofona, la Svizzera, con l’obiettivo finale di coprire tutta l’Europa. La strategia di vendita, però, in questo caso esclude le aziende cinesi dai giochi. Si parla infatti di un piano “dall’Europa per l’Europa”; in altre parole la piattaforma farà solo da intermediaria per la distribuzione dei prodotti, ma questi ultimi arriveranno tutti da aziende del territorio europeo.
Bisognerà capire se la diversa provenienza geografica sarà sufficiente a garantire la qualità della merce – per non parlare di tutti gli altri aspetti, a partire dalla tracciabilità fino ad arrivare alla concorrenza con i rivenditori locali che, per loro natura, non potrebbero mai applicare i prezzi che il gigante cinese può permettersi.
Di certo c’è che in UE la legislazione in materia alimentare è parecchio stringente: difficile scherzare con la provenienza dei prodotti, la loro composizione, la filiera che li conduce dalla materia prima alla nostra tavola. E d’altronde, se le aziende alimentari stesse che sbarcheranno su Temu sono europee, dovrebbero essere loro per prime a norma e dotate di tutti i requisiti necessari per la vendita.
Vedremo se il processo sarà davvero così lineare. Intanto, fuori dalle strategie più costruite come quella già implementata in Germania, scopriamo che anche qualche realtà italiana si muove già nel mare magnum di prodotti venduti su Temu. Notimo in particolare la napoletana Caffè Barbaro, che alla fine del 2024 ha aperto il suo store sul famoso e-commerce per raggiungere un bacino di utenza più ampio. “La tecnologia cambia il modo in cui portiamo il nostro caffè al pubblico”, dicono dall’azienda, “ma è l’artigianalità a dargli l’anima”. Artigianalità che è, tuttavia, l’ultimo dei valori per la piattaforma arancione.