Cozze e vongole del Delta del Po manterranno l’etichetta bio

Le cozze e le vongole coltivate presso il Delta del Po hanno rischiato di perdere l'etichetta bio a causa di un nuovo regolamento comunitario.

Cozze e vongole del Delta del Po manterranno l’etichetta bio

Un regolamento comunitario entrato in vigore all’inizio dell’anno corrente ha rischiato di far perdere l’etichetta bio alle cozze e alle vongole allevate nell’area del Delta del Po: i più recenti parametri di classificazione delle acque, introdotti per l’appunto con l’ordinamento europeo di cui sopra, potevano infatti costare il riconoscimento alla filiera in questione, che vale complessivamente più di 1,5 milioni di euro, innescando un processo di deprezzamento del 10-15%.

Fiume Po

A tal proposito si è reso necessario un intervento sotto forma di decreto firmato dal sottosegretariod el Mipaaf, Francesco Battistoni, che si è per l’appunto attivato al fine di tutelare le produzioni del Delta del Po (che negli ultimi mesi hanno già dovuto fare i conti con una siccità da record) pur rispettando i dettami di Bruxelles e assicurando, in questo contesto, un costante esame dello stato di salute delle acque. L’elemento che ha rischiato di costare l’etichetta bio è il fatto che i molluschi in questione vengono tradizionalmente portati presso lo stabulario per togliere la sabbia – quando in realtà l’intero processo di produzione è biologico per natura.

“Perdere il riconoscimento bio avrebbe significato non solo squalificare le nostre produzioni ma mettere a rischio anche l’export” ha commentato il direttore commerciale del Consorzio cooperative pescatori del Polesine a Scardovari in Veneto Gabriele Siviero. “Mentre le vongole hanno come mercato di riferimento principalmente l’Italia, il 60% della cozza bio di Scardovari è destinato alla Francia che apprezza la qualità delle carni che le acque di queste parti sanno conferirgli e per le dimensioni”.