Parafrasando il noto proverbio, fatta la legge trovato l’emendamento, e il regime semplificato per l’installazione di dehors e tavolini all’aperto, introdotto durante l’emergenza Covid, è stato nuovamente prorogato.
Un emendamento al ddl Semplificazioni, attualmente all’esame del Senato, sposta la scadenza al 30 giugno 2027, rispetto al precedente termine del 31 dicembre 2025, permettendo quindi agli esercenti di continuare a usufruire di una normativa più “light” per l’occupazione del suolo pubblico, senza che i Comuni debbano ripristinare autorizzazioni ordinarie e vincoli più restrittivi.
I pro e i contro
Questa misura, nata nel 2020 per garantire il distanziamento sociale, consente di posare temporaneamente strutture amovibili come tavolini, sedie, ombrelloni e pedane senza le autorizzazioni previste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, anche in piazze e strade di interesse storico-artistico, è indubbiamente servita per salvare molte attività commerciali che a causa della pandemia avrebbero chiuso definitivamente.
Ravvivare gli spazi urbani, così come confermato anche da Confesercenti, è stato sicuramente un altro effetto positivo, avendo reso più accoglienti e fruibili strade e piazze di molte città che sembravano destinate all’abbandono: non solo, si è avuta la dimostrazione pratica che anche nell’Italia della burocrazia sciagurata dei regolamenti semplificati possono funzionare, favorendo le attività produttive.
La procedura, fin dalla sua introduzione, ha esonerato i titolari di pubblici esercizi da specifici titoli edilizi per installazioni superiori ai 180 giorni e dall’autorizzazione paesaggistica e, nonostante i benefici per gli esercenti, la de-regolamentazione ha sollevato negli anni alcune critiche relative alla limitazione degli spazi pubblici e a problemi di decoro urbano conseguenti, specialmente in centri storici e in prossimità di strutture di rilievo culturale, così come di accessibilità
La proroga, però, vorrebbe essere solo una transizione verso una riforma organica del settore: l’emendamento concede infatti al Governo più tempo, fino al 31 dicembre 2026, per adottare un decreto legislativo di riordino completo della materia, che ha come obiettivo quello di armonizzare le diverse leggi esistenti e fornire finalmente una definizione giuridica univoca del termine “dehors”, oggi presente in modo disomogeneo solo nei regolamenti comunali.
La riforma punta a liberalizzare le procedure, riconoscendo maggiore autonomia ai Comuni e limitando la necessità del nulla osta delle Sovrintendenze solo ai casi in cui gli spazi esterni siano “strettamente prospicienti” a monumenti di eccezionale valore identitario. In attesa di questo nuovo quadro normativo, i pubblici esercizi possono quindi contare su quasi tre anni extra di regole “d’emergenza”.