Diabete, l’impatto sulle donne è peggiore: l’aspettativa di vita si abbassa di 5 anni

Pare che l'impatto del diabete sulle donne sia peggiore che sugli uomini: uno studio sottolinea una perdita di circa 5 anni di vita.

Diabete, l’impatto sulle donne è peggiore: l’aspettativa di vita si abbassa di 5 anni

L’impatto del diabete sulle aspettative di vita è particolarmente più severo per le donne che per gli uomini: stando a quanto emerso da uno studio coordinato dall’University of Surrey di Basingstoke (UK), di recente presentato al congresso della European Association for the Study of Diabetes, si stima una perdita di circa cinque anni di vita che, nel caso delle fumatrici con un’insorgenza precoce della malattia, può addirittura arrivare a quindici. Per giungere a tali conclusioni di ricercatori impegnati nello studio hanno preso in esame i dati di oltre undicimila persone inglesi e scoperto che una donna malata di diabete di tipo 2 ha una probabilità di morire in maniera prematura più alta del 60% rispetto a una coetanea che, invece, non soffre di diabete.

Diabete e glicemia

Per quanto riguarda i soggetti di sesso maschile, invece, è stato scoperto che la probabilità di morte prematura è del 44%, con una riduzione dell’aspettativa di vita che si arena sui 4,5 anni (anche in questo caso, ovviamente, gli effetti della malattia sono ancora più gravi se si è fumatori, tanto che l’aspettativa di vita si riduce di circa 10 anni). Come già accennato, per di più, un ruolo particolarmente importante è giocato dall’età in cui viene effettivamente contratto il diabete: una donna fumatrice con diagnosi di diabete che arriva prima dei 65 anni, ad esempio, potrebbe avere un’aspettativa di vita di ben 15 anni inferiore rispetto a una coetanea sana (o non affetta da diabete, in queste circostanze) e non fumatrice.

Importante notare, per di più, che tali effetti sono ancora più evidenti nelle aree economicamente più fragili: “Questi gruppi dovrebbero ricevere interventi specifici che li coinvolgano in modo più efficace nelle scelte sull’assistenza sanitaria e gli stili di vita” hanno commentato a tal proposito i ricercatori.