Doggy bag per 1 italiano su 3 ai tempi del Coronavirus

La pandemia da Coronavirus sta portando anche qualche piccolo effetto positivo. Con il Covid, infatti, più di 1 italiano su 3 (34%) quando esce dal ristorante si porta sempre, spesso o almeno qualche volta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, il contenitore per portare via il cibo non co

La pandemia da Coronavirus sta portando anche qualche piccolo effetto positivo. Con il Covid, infatti, più di 1 italiano su 3 (34%) quando esce dal ristorante si porta sempre, spesso o almeno qualche volta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, il contenitore per portare via il cibo non consumato ed evitare così che venga buttato.

E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione della prima Giornata internazionale della Consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Onu). “A spingere i cittadini a superare l’imbarazzo e chiedere di portare via quanto rimasto sul piatto è anche il fatto che quest’anno – spiega Coldiretti – l’emergenza pandemia ha ridotto di molto le uscite al ristorante. Quando si decide di concedersi un pranzo o una cena fuori casa, nonostante i timori per il rischio contagi, c’è dunque la tendenza a sfruttare al massimo l’occasione, anche evitando di lasciare gli avanzi che possono essere successivamente consumati tra le mura domestiche”.

Dall’analisi Coldiretti/Ixè si evidenzia però che il 18% lo fa solo raramente mentre il 14% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla. Infine c’è anche un 21% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non li chiede perché non sa che farsene.

“Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove – sottolinea la Coldiretti – la doggy bag è una prassi consolidata per gli stessi Vip. Una abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze anche se di fronte a questa nuova esigenza – riferisce la Coldiretti – la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette”.

Nonostante i miglioramenti la situazione resta preoccupante. Lo spreco alimentare nelle case degli italiani ammonta comunque a circa 36 kg all’anno pro capite e cresce durante l’estate – segnala Coldiretti – con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Agli sprechi domestici che secondo la Coldiretti rappresentano in valore ben il 54% del totale vanno aggiunti quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%) per un totale di oltre 16 miliardi in un anno.