Dopo il takeover di Mosca Danone vuole vendere le sue attività in Russia

Dopo il takeover da parte del governo russo a Danone non rimane che tentare di cedere le proprie attività - anche a prezzi fortemente scontati.

Dopo il takeover di Mosca Danone vuole vendere le sue attività in Russia

In mezzo al grande esodo di marchi occidentali che, in seguito all’invasione dell’Ucraina, decisero di abbandonare, cedere o, più cautamente, interrompere le proprie attività commerciali in Russia c’è anche chi ha preferito la proverbiale mezza misura: è il caso di Danone, che nell’ottobre del 2022 annunciò la propria decisione di chiudere il settore dei latticini e vegetali tenendo però attivo quello degli alimenti per l’infanzia.

Una scelta anche condivisibile ma che, solamente la scorsa estate, è maturata in una svolta sorprendente anche e soprattutto per la stessa Danone: le filiali presenti in Russia vengono prese in “gestione temporanea” da parte dello stesso governo russo. Ora quella che, al netto di altri colpi di scena, si presenta come l’epilogo di questa particolare vicenda: l’azienda si sta preparando a vendere le sua attività russe “a un uomo d’affari vicino al leader ceceno Ramzan Kadyrov” stando a quanto riportato dal Financial Times, che cita documenti privati visionati da fonti anonime.

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Mosca

L’operazione, secondo la lettura proposta dal Times, potrebbe essere interpretata come il più recente trasferimento di asset occidentali in mani amiche al Cremlino a un prezzo fortemente scontato: sono più che eloquenti, in questo caso, i commenti di Ian Massey, direttore responsabile della Corporate Intelligence presso la società di consulenza sui rischi globali S-RM, riportati da Reuters: “È improbabile che Danone abbia avuto molte opzioni nelle trattative”.

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Una vendita, per quanto umile, è comunque evidentemente preferibile a un’acquisizione statale senza alcun compenso: stando a quanto riportato dal Times, Danone passerebbe nelle mani dell’azienda lattiero casearia Vamin Tatarstan LLC per 17,7 miliardi di rubli (equivalenti grossomodo a 176 milioni di euro: uno sconto del 56% sul valore di mercato effettivo dell’azienda). Di questi, 10 miliardi di rubli andranno a confluire direttamente nel capitale di Danone mentre i restanti 7,7 miliardi saranno destinati a tamponare i debiti delle attività aziendali rimaste in territorio russo.

All’apice della Vamin Tatarstan, citata nelle righe precedenti, siede Mintimer Mingazov, insediato nel consiglio di amministrazione della società dopo che Yakub Zakriev, nipote del leader ceceno Ramzan Kadyrov, prese il controllo della filiale russa di Danone nel luglio del 2023. La lettura proposta dal Times, come accennato in apertura di articolo, è che l’azienda francese sia fondamentalmente stata costretta a vendere a un prezzo scontato (è bene notare che, da dicembre 2022, la Russia ha costretto le società straniere a vendere i propri beni ad acquirenti russi con uno sconto del 50% e ha addebitato loro una commissione di uscita pari ad almeno il 10% del valore della transazione), trasferendo la propria attività a uomini più vicini a Mosca.