Dopo la salute mentale, tra gli chef finalmente si parla di obesità

Dopo l'impressionante perdita di peso, lo chef Matteo Grandi vuole partecipare alla Maratona di New York, facendosi portavoce del tema.

Dopo la salute mentale, tra gli chef finalmente si parla di obesità

Avevamo lasciato Matteo Grandi all’inizio di quest’anno quando si presentò al pubblico decisamente più in forma. Lo chef vicentino, primo vincitore di un reality culinario a vedersi riconoscere la stella Michelin (ha vinto la prima edizione di Hell’s Kitchen Italia nel 2014) era infatti passato dai suoi quasi 200 chili a 110, registrando una meritoria perdita di 90 chili.

La sua dieta poteva essere troppo estrema e non certo adatta a tutti, soprattutto se se non seguiti da un professionista della nutrizione, ma il titolare del “Matteo Grandi in Basilica” sembra averci preso gusto, e alla sua trasformazione, nata da quella che lui stesso chiama una “rivoluzione interiore”, che ha avuto inizio con l’eliminazione degli zuccheri e il ritorno alla corsa lenta, aggiunge un altro ambizioso obiettivo: la Maratona di New York.

Dai 200 chili alla Maratona

 

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Domenica prossima, Grandi affronterà i quarantadue chilometri tra i cinque distretti della Grande Mela: per lo chef, questa impresa è il simbolo di un cambiamento che ha coinvolto il corpo, la mente e ogni aspetto della sua esistenza, e lo ha raccontato in un’approfondita intervista al Corriere della Sera, dimostrandosi portavoce tra gli chef del problema dei disturbi alimentari. Prima di lui ci sono voluti anni prima che un collega celebre come Heston Blumenthal affrontasse un’altra problematica troppo spesso relegata alle cucina: quella della salute mentale, minacciata dai ritmi sfiancanti e dall’ossessività che il mestiere impone.

La scintilla per la maratona è scoccata un anno fa. Rievocando quel momento, Grandi ha raccontato: “tutto è cominciato un anno fa: avevo appena iniziato a muovermi, correndo a ritmo lento, perché stavo ancora smaltendo peso. A Capodanno, un amico mi dice ‘Facciamo la maratona di New York?’ e io, d’istinto, rispondo ‘certo, perché nulla è impossibile’”. Una provocazione che si è trasformata rapidamente in un obiettivo concreto: “quella che sembrava una battuta è diventata un obiettivo reale. A marzo abbiamo preso i pettorali”.

Chef Matteo Grandi ha perso 90 chili: ma sicuri che la sua dieta sia una buona idea? Chef Matteo Grandi ha perso 90 chili: ma sicuri che la sua dieta sia una buona idea?

Nell’affrontare la maratona, Grandi sarà accompagnato da una squadra unita e affiatata: “nell’impresa, si cimenteranno come me mio fratello Enrico e gli amici Christian e Bruno. Siamo partiti in due e ci siamo ritrovati in quattro. Ed è lì che si è creato qualcosa di più grande: un gruppo affiatato, una squadra vera”.

Con la preparazione, così come con la dieta, non si scherza, e il team la sta affrontando con rigore: “volevamo correrla davvero, non semplicemente finirla camminando”. Il gruppo si è affidato a Lorenzo Lotti, “un atleta straordinario, ex campione italiano dei 100 chilometri, che oggi si occupa di allenare chi vuole affrontare una maratona”, seguendo “un programma strutturato, schede tecniche, tabelle personalizzate”. Gli allenamenti erano quotidiani e diversificati: “Ogni giorno un lavoro diverso: ripetute, medio, progressivo. La domenica si facevano i lunghi: 25, 30, anche 36 chilometri. Da agosto fino a una settimana fa abbiamo corso tra i 90 e i 100 chilometri a settimana. È stato impegnativo, ma anche esaltante. Il corpo ha risposto bene, la mente ancora meglio”.

Il super chef Heston Blumenthal racconta la malattia mentale che lo ha portato in ospedale Il super chef Heston Blumenthal racconta la malattia mentale che lo ha portato in ospedale

Il sostegno del gruppo si è rivelato fondamentale. “È stata la chiave. Ognuno di noi ha dato forza agli altri”. Nonostante le differenze di età e percorsi di vita — Enrico ha 28 anni, Christian 50 e Bruno 56 — si è creato un legame fortissimo. Grandi ha sottolineato l’importanza del supporto reciproco: “Quando uno cedeva, gli altri lo trainavano. Ognuno di noi aveva un ruolo. È nato un legame fortissimo. Un gioco di squadra, nel senso più autentico del termine”. Ricorda anche la riflessione di Bruno: “un anno e mezzo fa pesavi 200 chili, adesso facciamo la maratona insieme. Incredibile, no? Eppure è possibile”.

Per Matteo Grandi, il vero successo è già stato raggiunto: “la mia maratona l’ho già vinta – dice -. Il mio corpo oggi è il risultato della mia testa”. Spiegando il significato profondo dell’impresa, ha affermato: “è una meta e allo stesso tempo un punto di partenza. Il sogno sarebbe concluderla sotto le quattro ore, ma in realtà il traguardo l’ho già tagliato. Non mi riferisco al peso, ma al fatto di essere arrivato fino a qui con lucidità, entusiasmo, energia. Il corpo che ho oggi è il risultato di un lavoro interiore, profondo, continuo. La corsa mi ha insegnato a gestire la fatica, a darmi un metodo, a riconoscere i progressi. Anche se a New York dovessi impiegare più tempo del previsto, avrò comunque corso la mia maratona personale”.

Heston Blumenthal ha creato un menu per chi è a dieta (o prende l’Ozempic) Heston Blumenthal ha creato un menu per chi è a dieta (o prende l’Ozempic)

Il rinnovamento dello chef ha avuto un impatto tangibile anche sul suo lavoro, inclusa la proposta gastronomica: “il cambiamento si è riflesso anche nel ristorante. Abbiamo attirato un nuovo pubblico: persone più consapevoli, attente all’alimentazione, spesso sportive. Oggi facciamo moltissime colazioni salate, soprattutto con le uova. In carta ci sono tante proposte low carb”.

Grandi vuole utilizzare la sua esperienza per sensibilizzare sul tema dell’obesità, che definisce “una malattia silenziosa”, consapevole che un cambiamento come il suo abbia toccato molte persone: “la cosa più bella sono i messaggi delle persone. Tanti mi scrivono per raccontarmi che si sentono bloccati. E io mi rendo conto che quello in cui vivevo era un disagio profondo. L’obesità è una malattia silenziosa. Si insinua, ti anestetizza, ti convince che vada tutto bene, finché non ti svegli. Uscirne è difficile, ma possibile. E quando succede, cambia tutto”.