L’Indicazione Geografica come dispositivo di valore: certamente simbolico, senz’altro reputazionale, di sicuro costruito nel tempo su storia e cultura e narrazione; ma anche – e non c’è nulla di male nell’ammetterlo – economico. Parliamo del cosiddetto Turismo DOP, ossia quella sfera del flusso turistico (enogastronomico, ma non solo) legato al modello delle Indicazioni Geografiche.
Il primo Rapporto Turismo DOP è stato realizzato da Fondazione Qualivita (sì: la stessa che qualche giorno fa ha premiato McDonald’s) in collaborazione con Origin Italia con il supporto del Masaf, ed è stato presentato nelle ultime ore in quel di Roma. Prima puntata, dicevamo: scrutiamo la vetta e scopriamo com’è ripartita la torta degli incassi.
La classifica delle regioni
“Classifica” è una parola scomoda, ed è risaputo. Il puntualissimo comunicato stampa che la accompagna, non a caso, si premura di sottolineare come non si tratti di “una semplice graduatoria”, ma piuttosto di uno strumento utile a “ndividuare modelli replicabili e rafforzare le politiche pubbliche”. L’idea alla base, d’altro canto, è quella che vede il rapporto tra agricoltura, turismo e DOP economy come modello virtuoso in grado di generare valore economico.
Ebbene: sul podio ci sono i soliti noti. Veneto al primo posto, Toscana al secondo ed Emilia Romagna al terzo. La classifica, è bene notarlo, è stata elaborata mettendo a fuoco un indice sintetico che integra oltre 20 indicatori (eventi, infratrutture, flussi turistici e via dicendo); con il Veneto che ha totalizzato 71,2 “punti”, seguito dai 60,6 della Toscana e dai 53 tondi tondi dell’ER.
Ai margini della top 3 si trova la Lombardia, poi Piemonte e Campania e Trentino Alto Adige. La prima isola galleggia alla posizione numero otto, ed è la Sicilia; mentre per trovare la seconda tocca scendere fino all’undicesimo scalino: nel mezzo ci sono la Puglia e il Lazio.
Liguria al dodicesimo posto complessivo, di una manciata di “punti” (meno di tre) davanti al Fruili Venezia Giulia e (meno di quattro) all’Umbria. Poi Calabria, Valle d’Aosta e Marche: il podio “rovesciato”, per così dire, è infine composto dall’Abruzzo, dalla Basilicata e dal Molise.